Esplosione all’Adler di Ottaviano: è Vincenzo Lanza l’operaio morto. Aveva 55 anni
È difficile e ingiusto ricostruire la vita di un uomo partendo dai suoi profili sui social network: è come tentare di raccontarlo guardando dal buco di una serratura. Quel poco che si capisce scorrendo la pagina Facebook di Vincenzo Lanza, 55 anni, operaio della Adler di Ottaviano, morto ieri durante l'esplosione che ha devastato la fabbrica di materiale plastico alle falde del Vesuvio c'è il normale scorrere della vita quotidiana, non senza ironia (l'ultima foto col cagnolino è intitolata ‘vita da cani') e una preoccupazione per i fatti dell'Italia, quelle ‘domande operaie' che Brecht ben sintetizzò in una poesia.
Vincenzo Lanza faceva ‘casa e bottega': abitava poco lontano lo stabilimento di via Mozzoni, di proprietà dell'industriale Paolo Scutieri. Era entrato nel gruppo che coi polimeri produce rivestimenti e pannelli per le portiere e tappeti interni da tempo ed era considerato esperto nel suoi lavoro. Come tanti aveva risentito del lockdown, del blocco della attività lavorative conseguenti il rischio contagio da coronavirus ed era fermo fino a quel maledetto giorno di ieri, in cassa integrazione, come molti suoi colleghi operai in Campania e nel resto d'Italia.
La morte di Vincenzo Lanza non è l'unico dramma: due operai sono rimasti gravemente feriti: uno è stato trasferito all’ospedale di Nola, l’altro, che ha riportato gravi ustioni, si trova ricoverato al Cardarelli di Napoli, per loro la prognosi è riservata. A Ottaviano ci sono i tecnici dell'Arpac, l'azienda regionale ambientale, per capire quale sia stato l'impatto dei fumi del rogo nell'aria e quale la quantità di inquinanti dispersa. Ieri i sindaci della zona, da Somma Vesuviana a Ottaviano, hanno consigliato ai loro concittadini di tenere chiuse le finestre. Una inchiesta è stata aperta dalla procura della Repubblica di Nola con l'ipotesi di reato di omicidio colposo.