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“Ael, tutt eguale song’ e creature”, a Ponticelli spunta il murales anti-razzista

Nel quartiere della periferia est di Napoli, in via Aldo Merola, è apparso l’immenso murales dipinto dallo street artist, Jorit Agoch che ritrae il volto di una bimba rom.
A cura di Angela Marino
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Colpisce e mette quasi soggezione lo sguardo azzurro di Ael la bimba rom ritratta nel maestoso murales che giganteggia in via Aldo Merola nel quartiere Ponticelli, nel cuore della periferia est di Napoli e che da poco, grazie alla creatività dell'artista Jorit Agoch veglia sulla periferia della città.  "Ael, tutte' eguale' songhe' e bambini", è il titolo, modellato su una canzone di Enzo Avitabile, del dipinto inaugurato nell'ambito di un progetto patrocinato dal Comune di Nspoli. Gli occhi della bimba romena guarderanno ogni giorno il viavai di macchine, i ragazzi che giocano a pallone, le donne che attraversano la strada con buste pesanti allacciate al braccio. Un messaggio visivo, culturale, quello lanciato ma anche civico, quello lanciato dall'immensa opera dello street artist nato da madre olandese e padre italiano che ha illuminato con i suoi colori un palazzo di oltre venti metri nella strada del quartiere di Napoli est, dove, dopo gli incendi che hanno arso i vicini campi rom di via Argine, costringendo alla fuga decine di nomadi, la tensione sociale rimane alta.

Un segnale contro l'intolleranza sì, ma anche un simbolo di riscatto, quello di un quartiere stritolato dalla violenza e dalla criminalità, che continua a resistere grazie alla presenza di associazioni che si battono per la legalità e contro la violenza. Il viso di Ael e il suo sorriso appena accennato si ergono non molto lontano dalla strada dove solo alcuni mesi fa gruppi rivali legati alla camorra si fronteggiavano a colpi di pistola sotto gli occhi sgomenti dei residenti e dei passanti, scattando una fotografia, rimbalzata sui media nazionali attraverso le immagini di un video, di profondo degrado e sofferenza sociale. Ora gli occhi di Ael, non molto diversi da quelli dei bambini che crescono lontano dai campi rom, ma abbastanza vicino alle piazze si spaccio, racconteranno un'altra storia: quella del riscatto culturale, prima che sociale.

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