Agenti indagati per torture in carcere, i detenuti fanno festa in cella
Sono partiti i festeggiamenti, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nella provincia di Caserta, quando ieri i carabinieri si sono recati all'esterno della casa circondariale per notificare gli avvisi di garanzia ai 57 agenti di Polizia Penitenziaria, accusati di presunte violenze e, tra le altre cose, anche tortura e abuso di potere, ai danni di alcuni carcerati. In serata, poi, i parenti di alcuni di loro hanno fatto esplodere anche fuochi d'artificio non molto lontano dal carcere per festeggiare il risultato delle indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere (che ha disposto 57 decreti di perquisizione). Quando i carabinieri si sono recati, ieri mattina, all'esterno del carcere per notificare gli avvisi di garanzia, c'erano anche i parenti dei detenuti, in attesa dei colloqui, che hanno filmato la scena. Una cosa che non è andata giù agli agenti, insieme alle modalità di notifica, secondo loro troppo eclatanti e "spettacolari", con i carabinieri che fermavano le auto dei poliziotti e chiedevano le generalità.
Le presunte violenze contestate agli agenti della Penitenziaria sarebbero avvenute lo scorso 6 aprile all'interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Quel giorno, infatti, circa 150 detenuti, preoccupati per la diffusione del Coronavirus nella casa circondariale, hanno messo a ferro e fuoco il carcere, rubando le chiavi di sei sezioni, occupandole e arrecando danni alla struttura per milioni di euro. La rivolta venne sedata a notte fonda ma, dopo qualche giorno, i garanti dei detenuti di Napoli e Campania denunciarono le violenze: in particolare, esibirono la foto di un detenuto di 41 anni, appena uscito dal carcere del Casertano, che recava segni di violenza sulla schiena.