All’ombra del Vesuvio rifiuti e amianto. La commissione Bonifiche: “Emergenza nazionale”

«La situazione ambientale dell’area vesuviana, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio da Ercolano a Boscoreale, la messa in sicurezza e la bonifica delle ex discariche oggi abbandonate e delle aree recentemente sottoposte a sequestro per il ritrovamento di fusti tossici e amianto, la salvaguardia di zone dove si verificano sversamenti e combustione di rifiuti, tutto questo rappresenta un’emergenza nazionale con ripercussioni dirette sulla salute dei cittadini". Sono le parole del presidente della commissione regionale bonifiche, Antonio Amato, intervenuto ieri in un sopralluogo sui terreni di Cava Montone, l’area di Ercolano sequestrata nell'ambito dell'operazione "Sangue nero" che ha portato al ritrovamento di fusti bituminosi e amianto, l’ex discarica Amendola Formisano e la zona a valle della stessa, in particolare via Filaro. Aree mai bonificate che continuano a costituire un grave pericolo per la salute pubblica.
«Oltre al Prefetto di Napoli contatteremo urgentemente il ministro all’Ambiente – fa sapere Amato – chiedendo che venga a verificare personalmente la vicenda ci sia un intervento fattivo e non differibile del Governo. Quanto verificato ancora oggi non è più tollerabile». Sul posto, insieme al presidente della Commissione bonifiche, anche i carabinieri del Noe, la polizia municipale, la consigliera regionale Anita Sala, il sindaco di Ercolano Vincenzo Strazzullo, Antonio Gallozzi e Pasquale Raia di “Legambiente Campania”, Franco Matrone per la “Rete dei Comitati Vesuviani”, Antonio D’Amore di “Libera”, e i rappresentanti dei “Cittadini per il Parco” e di altre associazioni e comitati dell’area vesuviana. «Sull’area di Cava Montone, sottoposta a sequestro giudiziario, si attendono i risultati della caratterizzazione e delle analisi di falda. Chiediamo la massima trasparenza perché bisogna dare risposte chiare ai cittadini e i risultati devono essere pubblici. Ci sono controversie giudiziarie in corso, a noi interessa che la messa in sicurezza dell’amianto sia realizzata quanto prima e che sia completato l’esame dell’intera area sì da predisporre tutte le azioni di messa in sicurezza previste dalle normative europee. Purtroppo, sono stati ritrovati rifiuti di ogni sorta, oltre all’amianto speciali e industriali giunti da ogni parte d’Italia. Speriamo che le indagini portino quanto prima anche all’accertamento dei responsabili, e che, soprattutto, non intervengano assurde prescrizioni».

Nell’ex discarica Amendola Formisano a destare maggiore preoccupazione è la permanente presenza di rifiuti stoccati temporaneamente nel corso dell’emergenza del 2008. «Oltre alla storica discarica, qui sono state portate ecoballe nel 2004, poi rimosse, e tal quale nel 2008. Dovevano rimanere pochi mesi e invece sono ancora qui. Il comune, tra fitto, manutenzione, rimozione del percolato e custodia, paga oltre 50 mila euro al mese» dice ancora Amato «Poi ci sono gli interventi eccezionali come quello che servirà nei prossimi giorni per riparare il telo che si è strappato la scorsa settimana per il maltempo. E i cittadini denunciano una continua tracimazione del percolato raccolto in una piccola ed evidentemente insufficiente cisterna. E la domanda di fondo resta: perché quei rifiuti sono ancora lì dimenticati da tutti?».
A via Filaro, sempre in questa zona di Ercolano, gli scenari drammaticamente ricorrenti della Terra dei fuochi: «Amianto, scarti edili e tessili, pneumatici posti a formare letti di combustione, un inferno, un’indecenza sulla quale è necessario intervenire d’urgenza, oltre che per la rimozione con azioni serie di contrasto, a partire da pattugliamento e sorveglianza oggi del tutto assenti» afferma il Presidente della Commissione Regionale «Il comune, la regione, sotto la regia del Prefetto, insieme alle forze dell’ordine, devono mettere in atto tutte le azioni necessarie perché si ponga fine a questo scempio.