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Angri, parla Luigi, l’uomo fermato col pappagallo: “Anche lui ha il diritto di uscire”

“Non mi fermo perché ci tengo al benessere del mio animale di compagnia che tra l’altro è anche il mio partner di lavoro e collabora con un’associazione che fa Pet terapy in case di cura, ospedali, carceri e scuole. Non posso permettere che il mio pappagallo subisca stress psicofisico. Pronto a rivolgermi alla Lipu”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook Luigi Grimaldi, l’uomo fermato con il pappagallo al guinzaglio dai carabinieri ad Angri.
A cura di Pierluigi Frattasi
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  “A libertà, a libertà, pur ‘o pappavallo l'adda pruvà!”, direbbe il professor Bellavista di Luciano De Crescenzo. E sicuramente la storia dell'uomo a passeggio col pappagallo al guinzaglio nel centro di Angri, nel salernitano, che esibisce l'autoricertificazione del ministero ai due carabinieri che lo fermano per i controlli potrebbe essere uno sketch degno di un film dello scrittore napoletano. Quell'atto a molti, di primo acchito, era parso quasi uno scherzo, invece, sembra che le motivazioni siano serissime. Lo ribadisce l'autore del gesto, Luigi Grimaldi, in un post sul suo profilo social, dove si sente anche “infastidito” per l'eco mediatica della vicenda.

“Non mi fermo – scrive Grimaldi sulla sua pagina Facebook – perché ci tengo al benessere del mio animale di compagnia che tra l'altro è anche il mio partner di lavoro e collabora con un'associazione che fa Pet terapy in case di cura, ospedali, carceri e scuole. E non posso permettere che il mio pappagallo subisca stress psicofisico”. L'altro protagonista della vicenda, infatti, si chiama Dorian ed è un pappagallo Ara Ararauna, di quasi un metro di apertura alare e un chilo di peso. Per Grimaldi quel volatile, alla stregua di un cane o un gatto, deve essere considerato un animale da compagnia e aver diritto quindi alla sua ora d'aria quotidiana. “Io sono sempre stato rispettoso delle leggi – scrive Grimaldi – Ma oggi credo proprio che siamo arrivati all'assurdo. Con ciò non è mai intenzione colpevolizzare le forze dell'ordine, che capisco che si trovano a dover affrontare una mole di lavoro anormale, ma credo pure che abbiano interpretato male le disposizioni di legge”, E aggiungendo: “Sono intenzionato a chiedere l'aiuto della Lipu, ma non per far il furbo”.

“Quel pappagallo ha diritto di uscire”

Sul suo profilo Luigi Grimaldi si definisce “Un anticonformista, amo la… libertà e per natura i fatti alle parole. L'insolito mi interessa”. Ma quello che l'ha spinto ad uscire col pappagallo al guinzaglio è un altro motivo e cerca di spiegarlo in un lungo post su Facebook. “In un clima surreale di paura e d'incertezza – scrive – animale domestico è solo sinonimo di cane. Un Ara ararauna pappagallo di grandi dimensioni è trattato alla stregua di un cardellino da gabbia, pur avendo una grossa stazza con i suoi 90 cm ed una apertura alare di circa un metro e più. Pensare di limitare la libertà ad un animale simile è pura follia. Io sono incappato in due solerti carabinieri che mi hanno multato. Ma io, cosciente del momento storico, mi sono attenuto alle disposizioni di legge. Ero nei duecento metri dalla mia abitazione e non ho potuto usufruire dello spazio aperto sotto casa solo perché è stato chiuso. E così, per il benessere psicologico e per quello fisico del mio animale domestico, tra l'altro abituato al volo all'aperto, mi sono allungato a piazza Annunziata, che fortunatamente rientra nei duecento metri dalla mia abitazione. Come da legge".

Non mi fermo, pronto a contattare la Lipu

“Se si può portare fuori i propri animali domestici – argomenta – certo non è per far far loro i bisogni, i quali possono esser fatti anche in un angolo del balcone su un vecchio giornale”. Ma “il principio di base alle disposizioni di legge sicuramente è di non tenere in cattività animali che per indole sono liberi. Liberi di sgambettare come i cani e liberi di volare come un uccello di più di un chilo di peso. Eppure oggi io sono stato multato e ammonito che alla seconda "infrazione" ne pagherei penalmente. Ciò vuol dire che devo regredire all'età della pietra ed il mio Dorian dovrei vederlo soffrire chiuso in un misero appartamento. Ma io non mi fermo qui – conclude – Sono intenzionato a chiedere l'aiuto della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli, ndr), ma non per far il furbo. Non mi fermo perché ci tengo al benessere del mio animale di compagnia che tra l'altro è anche il mio partner di lavoro e collabora con un'associazione che si chiama Vogliamo esagerare che opera come Pet terapia nelle case di cura, ospedali, carceri, scuole. E non posso permettere che il mio Pappagallo subisca stress psicofisico”.

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