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Antonio che lotta da 15 anni contro la Sla: “Meglio la morte di una vita senza dignità”

Antonio Tessitore, uomo che lotta contro la Sla da 15 anni, affida a Fanpage.it un appello rivolto al Presidente Mattarella e a Papa Francesco: “Se non ci date la possibilità di vivere con dignità è normale che la disperazione ci porta alla morte”. Antonio in questi lunghi anni non ha mai smesso di lottare, ma oggi è stanco, pur continuando ad amare la vita.
A cura di Gaia Martignetti
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Antonio Tessitore lotta da 15 anni contro la SLA, malattia neurodegenerativa che non gli ha tolto la voglia di combattere. In questi anni ha studiato, si è laureato e ha scritto due libri, con l'aiuto di due giornalisti. Oggi, però, dopo diverse proteste, ha deciso di mandare un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Papa Francesco: «Il mio appello è per Papa Francesco e per il Presidente della Repubblica Mattarella. Se non ci date la possibilità di vivere con dignità è normale che la disperazione ci porta alla morte. Io desidero non svegliarmi più». Antonio racconta a Fanpage.it di quanto sia difficile lottare contro una malattia che non lascia scampo, anche a chi come lui non si arrende.

«Lo Stato italiano è completamente indifferente verso il destino di chi soffre. È l'amara constatazione che, come Antonio Tessitore, racconta, devo fare dopo aver vissuto sulla mia pelle quanto sia difficile vivere nel nostro Paese. Ormai da mesi chiedo un rafforzamento della squadra di volontari che mi assiste quotidianamente perché la Sla è una malattia che ormai da quindici anni mi fa compagnia tutti i giorni. Ho sollecitato tutti. Ho contattato il governatore De Luca, il ministro Speranza. Sono stato davanti all'Asl di Caserta a manifestare il mio disagio. Ci mancano solo il Papa e Mattarella a completare la galleria di istituzioni alle quali rivolgere la mia richiesta di aiuto. Se dovesse continuare questo stato di cose, mi vedrò costretto allo sciopero della comunicazione. Fino alle estreme conseguenze, ovvero il suicidio assistito. Perché forse in un Paese come l'Italia è l'unica possibilità per essere finalmente sereni».

Antonio attualmente ha tre assistenti che, a rotazione, notte e giorno, lo aiutano. Ma chiede di più. Chiede una vita dignitosa per sé e gli altri malati. «Io amo la vita», ripete continuamente. Nella sua stanza ci sono vecchie foto, tanti premi e i libri che ha scritto. Quando lo salutiamo accenna un sorriso e ci mostra un tatuaggio. Una frase tratta da "Il cavaliere oscuro", film di Chistopher Nolan: "Non è tanto chi sono, ma quello che faccio che mi qualifica".

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