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Ariano Irpino, la disperazione del nonno del bimbo morto a Matera: ‘Portatemi da Diego’

Il nonno di Diego Sgambato, il bimbo di 3 anni morto in un incidente in provincia di Matera, non potrà raggiungere la figlia e il genero per l’ultimo saluto al piccolo. Vive ad Ariano Irpino, comune sottoposto a quarantena. Le sta provando tutte, si è rivolto a chiunque, ma il suo grido di disperazione è destinato a rimanere inascoltato.
A cura di Nico Falco
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Il grido di aiuto un nonno di Ariano Irpino, che non può dire addio al nipotino tragicamente scomparso in un incidente. Che è bloccato in casa, in quarantena insieme a tutto il Comune, e che con la forza della disperazione sta chiedendo, pregando, elemosinando aiuto a chiunque possa portarlo lì, a poco più di 200 chilometri, anche bardato con tuta e mascherina, anche in un'ambulanza di contenimento, in qualsiasi condizione, pur di accarezzare per l'ultima volta quel corpicino ormai senza vita. Può succedere anche questo, quando il coronavirus ha stravolto la vita di un Paese e ha negato ai cittadini anche l'estremo saluto ai defunti.

La storia, di quelle da frantumare il cuore, arriva da Ariano Irpino, uno dei comuni campani sottoposti a quarantena per l'alto numero di contagiati da Sars-Cov-2. La disperazione è quella che di Angelo Grasso, il nonno materno di Diego Sgambato, il bambino di tre anni che è stato trovato morto a Metaponto di Bernalda, in provincia di Matera. Del piccolo si erano perse le tracce ieri mattina, questa mattina la terribile scoperta: il corpo è stato rinvenuto nei pressi della foce del fiume Bradano dai cani molecolari del Centro cinofili di Firenze. Nessun segno di violenza: sarebbe quindi scivolato sull'argine del fiume e sarebbe annegato in un metro d'acqua. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza: si è trattato di un incidente.

Ora il nonno non riesce a darsi pace. Vorrebbe vedere per l'ultima volta quel viso, riuscire a toccare quei capelli biondi prima di lasciare andare per sempre il nipotino. Ma il coronavirus non ha pietà nemmeno per la morte di un bambino e per il dolore di un nonno. E così Angelo le sta provando tutte, vuole andare insieme alla moglie dalla figlia e dal genero. Si è rivolto al commissario prefettizio, ai carabinieri, alla polizia: a chiunque. Vuole pagare il trasporto, dice, anche in un'ambulanza. Ma il suo grido è destinato a spegnersi. Il piccolo Diego non avrà un funerale, anche quelli vietati per le norme anti contagio, e i nonni non potranno accompagnare la bara bianca nemmeno con lo sguardo.

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