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Arrestato baby-killer della Vanella Grassi. “A 17 anni uccise e bruciò i suoi avversari”

In manette il 22enne Salvatore Russo. Secondo gli inquirenti è affiliato al clan della Vanella Grassi e quando aveva 17 anni ha preso parte ad uno dei più efferati crimini della cosiddetta ‘terza faida di Scampia’: il doppio omicidio di Lello Bastone e Luigi Montò, sequestrati, uccisi e bruciati.
A cura di Redazione Napoli
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foto repertorio
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Oggi Salvatore Russo ha 22 anni. Ma cinque anni fa, quando ne aveva 17, era già un killer. E secondo gli inquirenti è tra coloro che – esponenti del sodalizio della "Vanella Grassi" di Secondigliano – è ritenuto responsabile, a vario titolo di efferati crimini. Nel suo curriculum crimunale, o almeno in quello che gli investigatori gli attribuiscono, c'è un duplice omicidio premeditato, un sequestro di persona, e perfino il reato di distruzione di cadavere insieme all'ovvia detenzione e porto illegale di arma da fuoco, delitti tutti aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini hanno consentito di ricostruire i​l​ duplice omicidio di Raffaele Stanchi, detto Lello Bastone, e Luigi Montò, uccisi nel gennaio del 2012​​. I cadaveri carbonizzati furono trovati il 9 gennaio 2012 a Melito (Napoli), all'interno del bagagliaio di un'auto risultata rubata. L'identificazione fu resa possibile solo attraverso l'analisi del Dna. I due erano considerati affiliati al gruppo criminale Abete-Abbinante, attivo nell'area nord di Napoli.

Il 4 maggio 2016 la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito, per lo stesso duplice omicidio, un'ordinanza a carico di 7 esponenti del clan Vanella Grassi.​Il duplice omicidio ha segnato, come indica il gip nel provvedimento cautelare, l'inizio della cosiddetta terza faida di Scampia, esplosa tra il 2012 e il 2013 quando la Vanella Grassi, gruppo alleato della famiglia Marino considerata egemone nelle Case Celesti di Scampia, decise di intraprendere una guerra contro il gruppo Abete-Notturno-Abbinante. Stanchi era uomo di fiducia di Arcangelo Abete e gestore della remunerativa piazza di spaccio del Lotto P, le cosiddette Case dei Puffi, vera cassaforte del gruppo. Secondo gli investigatori le due vittime furono sequestrate, trasportate a Villaricca e sottoposte a interrogatorio per svelare dove si trovassero alcuni milioni di euro che Stanchi conservava per Arcangelo Abete, prima di essere uccise e i corpi distrutti. L'auto fu fatta trovare a Melito per far ricadere la responsabilità del delitto sul clan Amato Pagano.

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