Aumm aumm: il significato della curiosa espressione napoletana, fra metafore e gestualità
Il napoletano, quando parla, non usa soltanto la voce: gesticolare è una delle prerogative di una qualsiasi conversazione, perché le parole da sole non bastano a volte ad esprimere tutto il bagaglio di vivacità e significati propri del dialetto. Tanto importanti, i gesti, che ci sono parole che dette da sole non hanno senso: viene anzi automatico, a pronunciarle, mimare la gestualità ad esse connessa. Come nel caso di “aumm aumm”: una espressione che da sola non vuol dire proprio niente.
Aumm aumm: l’origine onomatopeica
In effetti, letteralmente, è una parola che non vuol dire nulla: è un semplice suono che, ripetuto, assume un significato molto peculiare. Nonostante non abbia un’origine chiara, tutti sanno cosa vuol dire. Perché molto semplicemente è un’espressione che nasce grazie a quella particolarità propria dell’uomo di individuare le caratteristiche dei suoni e farle proprie: “aumm aumm” (talvolta scritto anche con la “a” finale) riproduce il suono di chiusura immediata della bocca, con le labbra strette e lo sguardo furbo.
Un’anafora mimata
Va ripetuta sempre due volte: il dialetto napoletano possiede moltissime anafore, e questa espressione è una di esse. Una vera e propria figura retorica quindi, intraducibile ma chiarissima: quando qualcuno afferma di aver fatto qualcosa “aumm aumm” vuol dire che nel suo gesto c’è qualcosa di indicibile, di segreto, e quindi è necessario tenerlo “nascosto”. “Fare qualcosa sotto banco”, “clandestinamente”, ma anche “velocemente” e “tenendo la bocca chiusa”.
Le varie sfumature di significato si comprendono anche grazie al contesto, ma è indispensabile che alle parole seguano i gesti: si tratta di un’espressione che di per sé non indicherebbe nulla se non fosse accompagnata dal tipico gesto della mano rivolta verso il basso, con le dita che si muovono a creare dei cerchi, e dallo sguardo ammiccante e furbo tipico di chi, appunto, ha fatto qualcosa “aumm aumm”.