Automobilisti senza pace: adesso rubano anche le plastiche delle frecce
Tutto fa brodo. Anche se si tratta di tirarci su un paio di euro, o di risparmiarli andando in negozio: le automobili parcheggiate in strada sono ormai un enorme autoricambi gratuito, da cui attingere per qualche ricambio da rivendere o per riparare un pezzo danneggiato sulla propria automobile. Di furti del genere se ne contano a centinaia, molti dei quali non vengono nemmeno denunciati perché il danno è veramente molto basso; se gli episodi non finiscono nei verbali delle forze dell'ordine, però, vengono commentati sui social network: fioccano così le segnalazioni provenienti dal Vomero e da Posillipo, da Fuorigotta e Bagnoli e, appena dopo il confine di Napoli, dalla parte bassa di Pozzuoli. Dopo il classico furto delle ruote, in voga negli anni sessanta e di recente tornato ad essere una piaga, i ladruncoli hanno cominciato a razziare gli accessori: gli specchietti, in special modo quelli motorizzati e più costosi ma anche quelli semplici da pochi euro, le barre portapacchi, le borchie dei pneumatici. Poi sono arrivati i furti di batterie: se sono in condizioni decenti vengono rivendute a qualche elettrauto compiacente, se sono troppo vecchie, invece, finiscono nel ciclo clandestino dei metalli per ricavarne il piombo; in entrambi i casi, il ladro intasca pochi spiccioli, dai cinque ai dieci euro per pezzo. Però, nel caso delle batterie, in un settore che non conosce crisi: lo sfortunato automobilista deve ricomprarla e quindi il criminale sa già dove ne troverà una nuova di zecca. Anche per questa circostanza ci sono le contromisure: dopo aver subito tre o più furti, c'è chi ha deciso di saldare barre di metallo di protezione o di chiudere proprio il cofano con un catenaccio.
Dopo ancora, è arrivato il momento dei terminali delle marmitte: vengono segati quelli delle catalitiche, che possono valere anche diverse centinaia di euro. E, adesso, nel mirino dei ladruncoli ci sono finite anche le plastiche che coprono le frecce: valgono poco, ma per staccarli ci vuole un attimo. Del resto, anche Zio Paperone ha cominciato con una monetina da un centesimo.