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Avellino, clan Graziano progettava strage: agguato a moglie e figlio del boss Cava

Cinque presunti affiliati del clan Graziano di Quindici (Avellino) sono stati arrestati dai carabinieri: il gruppo criminale progettava un’attentato contro i rivali del clan Cava, uccidendo la moglie e il figlio del boss deceduto Biagio Cava. L’operazione eseguita tra Vallo di Lauro e Verona, tra gli arrestati i figli del boss Graziano.
A cura di Nico Falco
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Il manichino coi fori di proiettile
Il manichino coi fori di proiettile

Volevano fare una strage. Sarebbe stata l'ennesimo tassello di una faida che va avanti da trent'anni, e che si combatte a suon di proiettili: gli obiettivi sarebbero stati la moglie e il figlio dell'ex boss Biagio Cava, deceduto nel 2017 per cause naturali. A progettare l'attentato, i rivali di sempre, il clan Graziano di Quindici. La circostanza è emersa nel corso delle indagini che hanno portato all'arresto di cinque persone, oggi, 1 agosto, eseguito dai carabinieri del Comando Provinciale di Avellino, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia; l'operazione è stata eseguita tra Vallo di Lauro e Verona. Gli arrestati sono Fiore Graziano e Salvatore Graziano, rampolli del clan, figli del boss, due imprenditori del settore pompe funebri, Domenico Desiderio e Antonio Mazzocchi, e Domenico Ludovico Rega, anche lui ritenuto legato al clan; l'accusa è di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei settori edile e delle pompe funebri.

L'attentato contro il clan Cava

Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno scoperto che il gruppo criminale stava progettando un nuovo agguato, contro i rivali del clan Cava, e che forse il piano prevedeva l'uso di un cecchino: nei giorni scorsi i militari del reparto speciale dei Cacciatori del Gargano avevano trovato nelle campagne di Quindici un manichino di donna con due fori all'altezza del cuore, provocati da un fucile di precisione. L'idea potrebbe essere nata in seguito alla scarcerazione di Salvatore Cava, figlio del capoclan Biagio, che dopo aver lasciato il carcere era finito nel mirino insieme alla moglie, Rosalba Fusco.

Sequestro di 6 milioni di euro al clan Cava

È di ieri, 31 luglio, la notizia del sequestro di beni per 6,2 milioni di euro a persone legate al clan Cava. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro patrimoniale tra Nola e Casamarciano, in provincia di Napoli, Centola (Salerno), Roma, Ancona, Torino, Milano, Siena e Trieste. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Avellino – sezione Misure di Prevenzione – su proposta della Dda della Procura di Napoli; i destinatari sono Francesco Mari, 72 anni, ritenuto vicino al clan, e la moglie, Bruna De Luca, 71 anni. Secondo le indagini l'uomo sarebbe stato un prestanome del clan Cava.

La strage delle donne

Uno degli episodi più eclatanti nella faida tra il clan Cava e il clan Graziano è quello divenuto noto come "La strage delle donne", con 3 morti e 6 feriti. La sera del 26 maggio del 2002, a Lauro, Avellino, un'Alfa Romeo con a bordo donne del clan Graziano insegue un'Audi dove ci sono delle donne legate al clan Cava; nello scontro interviene anche una terza automobile, un'Alfetta blindata, con a bordo il boss Salvatore Luigi Graziano, che sbarra la strada alle donne dei Cava. L'Audi viene speronata e poi partono gli spari. Muoiono Clarissa Cava, 16 anni, Michelina Cava, 51 anni, e Maria Scibelli, 53 anni, rispettivamente figlia, sorella e cognata di Biagio Cava, che all'epoca è detenuto in Francia; nell'Audi c'è anche Felicetta Cava, altra figlia del boss, di 19 anni: sopravvive all'attentato, ma viene gravemente ferita e rimarrà per sempre sulla sedia a rotelle.

(Ha collaborato Gaia Martignetti)

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