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Azione legale per riaprire il centro trapianti pediatrici dell’ospedale Monaldi: “I nostri figli soffrono”

I genitori si autotasseranno per sostenere le spese legali, il ricorso sarà presentato dalla Federconsumatori. “Ci avevano promesso – spiega Dafne Palmieri, portavoce del Comitato genitori bambini trapiantati –  che entro 3 mesi dalla delibera sarebbe stato aperto un reparto temporaneo, al secondo piano della struttura, che ci avrebbe potuto ospitare, insieme all’unità complessa di cardiologia dello scompenso. Il reparto, però, non è stato aperto nonostante le rassicurazioni. E da anni ormai l’attività dei trapianti è di fatto smantellata”.
A cura di Gaia Bozza
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I genitori dei bambini trapiantati si rivolgono direttamente al Tribunale di Napoli perché da ormai quasi due anni il reparto trapianti pediatrici cardiologici dell'ospedale Monaldi è chiuso, l’attività di trapianti sospesa a tempo indeterminato e i bambini che hanno bisogno di assistenza sono costretti a essere ricoverati tra gli adulti. Come Imma, figlia di Michele, che a soli 13 anni è stata ricoverata quasi un mese “accanto a persone anziane, senza poter giocare, senza poter uscire mai. Una sofferenza aggiuntiva della quale si poteva fare a meno”.

Ma non è solo questo. I genitori lamentano ormai da anni una assistenza sempre più scarsa e anche i potenziali rischi ulteriori che possono generarsi a causa del ricovero tra gli adulti e a causa di assenza di percorsi terapeutici definiti e pubblicati. Dopo una diffida che non ha avuto esito, la Federconsumatori depositerà la prossima settimana presso il Tribunale di Napoli un ricorso contro l'Azienda ospedaliera ‘Dei Colli' per comportamento scorretto in verso l'utenza pediatrica del centro trapianti del Monaldi. "Andremo avanti fino in fondo a livello giudiziario, politico e sociale – rincara Sergio Veroli, vicepresidente dell'associazione. E' necessario che il centro pediatrico e il reparto di cardiochirurgia pediatrica riprendano a funzionare, che tornino a essere un'eccellenza come è stato in passato". A scandalizzare i genitori dei trapiantati, che si sono riuniti in un comitato, è inoltre la motivazione che sta alla base dello smantellamento, come emerge anche da un audit dello scorso anno nel quale si è parlato espressamente di mancanza “presupposti di collaborazione” tra i reparti interessati, in questo caso Cardiochirurgia pediatrica e Trapianti. Insomma, dissidi tra i dirigenti. Dopo numerose battaglie, anche proteste estreme come quella sul tetto dell'ospedale e uno sciopero della fame, a Marzo scorso è stata emanata una delibera nella quale si assicura la ripresa delle attività entro tre mesi: "Ci avevano promesso – spiega Dafne Palmieri, portavoce del Comitato genitori bambini trapiantati –  che entro 3 mesi dalla delibera sarebbe stato aperto un reparto temporaneo, al secondo piano della struttura, che ci avrebbe potuto ospitare, insieme all'unità complessa di cardiologia dello scompenso. Il reparto, però, non è stato aperto nonostante le rassicurazioni. E da anni ormai l’attività dei trapianti è di fatto smantellata".

A curare il ricorso, gratuitamente, è l'avvocato Carlo Spirito, mentre i genitori si autotasseranno per sostenere le spese legali: quello che si chiede, nel concreto, al Tribunale di Napoli è "inibire il comportamento scorretto dell'azienda ospedaliera nei confronti dei piccoli pazienti – spiega Spirito – Il reparto degli adulti non va bene perché non c'è personale qualificato con esperienza per pazienti pediatrici, non ci sono macchinari ad hoc, non ci sono spazi per il gioco, il rispetto della privacy e della persona, in più i genitori non potrebbero restare in un reparto per adulti. E mancano ancora dei percorsi diagnostico terapeutici che regolino l'attività in maniera strutturale". Quest'azione legale arriva dopo la visita del ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha incontrato una delegazione di genitori e ha ascoltato le loro problematiche, sollecitando una soluzione: "Ognuno di noi – chiosa Dafne Palmieri – porterebbe il proprio figlio anche in uno scantinato con i topi pur di salvarlo, ma è ovvio che in queste condizioni  ci sono disagi enormi". Non ha dubbi Rosario Stornaiuolo, presidente della Federconsumatori Campania, nel definire questa situazione "un diritto negato. E' negato un diritto all'esistenza, tutta la comunità ne è responsabile, ma soprattutto le istituzioni e l'ospedale".

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