Baby gang, a Napoli in due mesi undici violente aggressioni
Una vera e propria "emergenza baby-gang" quella che sta attanagliando Napoli negli ultimi mesi. Sempre più minori finiscono per essere vittime del branco, i cui componenti non seguono ormai nessuna "logica", neppure apparente. Niente episodi di razzismo, di rapina o altro, nessuna plausibile motivazione per episodi del genere. Ormai l'unica variante è quella della casualità: un termine tremendo se utilizzato in questo contesto, come l'altrettante triste frase di "essersi trovati nel posto sbagliato, al momento sbagliato".
Posti e momenti del genere, in realtà, non dovrebbero esisterebbe. Ma questa è un'utopia. Il contesto sociale è tale che, brutto da dirsi, posti "sicuri" non esistono. Dal Vomero al Centro Storico, dalla periferia nord a quella orientale, Napoli e la sua periferia sembrano diventati "terra di nessuno", dove bande di baby-criminali scorrazzano impunemente, protetti da null'altro se non la propria "sicurezza" di essere impunibili e quella di poter fare quello che gli pare, senza nessuno che possa fermarli.
Numeri da macelleria sociale: già 11 casi in 2 mesi
I numeri sono impressionanti: negli ultimi due mesi, sono undici le vittime minorenni delle baby-gang. L'ultimo episodio nella zona collinare partenopea, nella Zona Ospedaliera al Vomero. La vittima è un sedicenne che usciva dalla stazione Policlinico della metropolitana: arriva un gruppo di ragazzini, forse coetanei, lo insultano e lo aggrediscono. Naso rotto e trenta giorni di prognosi, senza alcun motivo. Neanche due giorni prima, stesso scenario: all'uscita della metropolitana di Chiaiano, un gruppo di oltre dieci ragazzini aggredisce tre coetanei. Gaetano, appena 15 anni, viene pestato a sangue e dovrà subire l'asportazione della milza in ospedale.
L'episodio più grave, se si può stilare una "classifica", è sicuramente quello del 18 dicembre scorso. Via Foria, storica arteria che costeggia il Centro Storico di Napoli e che una volta costituiva il "fossato" nord del capoluogo partenopeo, è teatro della brutale aggressione di Arturo, un diciassettenne del posto che stava andando a ritirare un certificato medico per il fratello. Arriva un gruppetto di minorenni, lo insultano e lo attaccano: così, senza motivo. Venti coltellate, una delle quali ha rischiato di essergli fatale: lo colpiscono infatti anche al collo, e rischia la vita in ospedale. Verrà dimesso dopo quasi un mese, ma è rimasto afono e non si sa ancora se riacquisterà la voce.
Una lunga escalation, un lungo elenco che continua tristemente ad aggiornarsi. Se Gaetano ed Arturo sono finiti nelle cronache nazionali come i casi più gravi (sempre ammesso che si possa fare una distinzione in casi del genere), tanti altri sono finiti sotto i riflettori della cronaca ma poi troppo presto "derubricati" nel dimenticatoio. Come il quindicenne ferito il 12 novembre nella Villa Comunale a Napoli, accoltellato da una decina di giovanissimi. O come i due giovani di 18 e 16 anni feriti da un'altra baby-gang in Piazza Vanvitelli, al Vomero, forse per uno semplice "sguardo" di troppo, ventiquattro prima dell'episodio di Arturo.
E ancora, il 6 gennaio, giorno dell'Epifania: lo scenario è la cosiddetta "Napoli bene", via Carducci a Chiaia. L'ennesima baby-gang aggredisce per futili motivi due ragazzi, che restano feriti. Non si salva neppure la periferia: a Pomigliano, il 13 gennaio vengono aggrediti un 14enne ed un 15enne a colpi di catene da un gruppo di minorenni, che in questo caso, forse, riescono a nascondere la loro becera e gratuita violenza dietro la "motivazione" di una rapina. I due giovani finiscono in ospedale con diverse contusioni al volto ed all'addome. E ieri sera, l'episodio di Via Pansini, nel cuore del Vomero. In una triste escalation di violenza criminale giovanile nella quale Napoli è piombata e dalla quale sembra non riuscire più a venir fuori.