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Benevento, scoperto traffico illecito di rifiuti. Agli arresti due imprenditori locali

Agli arresti l’amministratore delegato e il presidente della Accornero S.p.a, ditta operante nel settore della lavorazione di minerali industriali, i cui scarti, come appurato dalle indagini, venivano sversati illecitamente in alcune aree del Beneventano. Coinvolti nel traffico anche alcuni pubblici funzionari.
A cura di Angela Marino
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Smantellato traffico di rifiuti del Beneventano. Stamane, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Benevento ed il Corpo Forestale dello Stato del Comando Provinciale di Benevento hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Pier Luigi Accornero e Massimo Accornero, rispettivamente presidente del Consiglio di Amministrazione e Amministratore delegato della Società Accornero. I reati contestati riguardano la gestione di un ingente traffico illecito di rifiuti speciali organizzato da Pierluigi Accornero e suo figlio Massimo. L'ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia e della Sezione criminalità ambientale della Procura di Napoli.

L'accusa per i due indagati è di aver smaltito illecitamente gli scarti derivati dalla lavorazione di minerali industriali (residui della lavorazione di fanghi di argilla) per conto della ditta di famiglia operante nel settore estrazione e lavorazione di minerali, a Battaglia nel Comune di Castelpagano. Le indagini, articolatesi lungo l'arco di oltre un anno, hanno mostrato come l'impresa degli Accornero, dopo aver svolto la lavorazione dei minerali estratti, presso lo stabilimento industriale località Escamare di Riccia (Campobasso), provvedeva a far trasferire i rifiuti speciali, sversandoli abusivamente nel territorio beneventano presso terreni di privati, presso un ex Cava e presso la miniera di Castelpagano, in violazione della normativa sulla tracciabilità dei rifiuti. Il traffico illecito è stata possibile, per oltre un decennio, anche grazie alla compiacenza di pubblici funzionari della Regione Campania e dell'Ufficio ex Genio, ora interessati dalle ipotesi di abuso di ufficio, falso in atto pubblico e violazione delle norme a tutela del paesaggio.

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