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Bimbo morto dopo asportazione tumore, il Santobono replica alla famiglia: “Cure adeguate”

L’ospedale Santobono ha replicato alle parole di Valeria Loffredo, la madre di un bambino di circa 3 anni deceduto circa un mese dopo un’operazione di asportazione di un tumore al cervelletto. La donna, intervenendo a “La Radiazza” su Radio Marte, aveva accusato l’ospedale di non aver fornito le giuste cure al bambino, che poi aveva contratto una infezione che lo aveva ucciso.
A cura di Nico Falco
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L'ospedale Santobono ha replicato alla vicenda del bambino deceduto per infezione circa un mese dopo l'operazione chirurgica per l'asportazione di un tumore dal cervelletto. L'episodio era emerso in seguito alla segnalazione della madre del bimbo, Valeria Loffredo, che aveva raccontato la sua storia alla trasmissione radiofonica La Radiazza, condotta da Gianni Simioli, ed era stata rilanciata dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. L'ospedale fa sapere che la famiglia era stata informata della gravità delle condizioni di salute del piccolo, affetto da una forma molto severa di tumore cerebrale, e dei grandi rischi per la sopravvivenza quando è stato richiesto il consenso informato per l'intervento; il decesso, continua il Santobono, è avvenuto per complicanze che “appaiono direttamente correlabili alla grave situazione di base e alla complessità del decorso post-operatorio”. L'ospedale respinge poi le accuse di superficialità e scarsa igiene, sottolineando che “il bambino ha ricevuto le cure appropriate, garantite nella più grande rianimazione pediatrica dell'Italia meridionale”, che è stata ristrutturata meno di un anno fa; durante la degenza il piccolo è stato anche in zone di isolamento idonee, dove è in servizio un numero adeguato di personale infermieristico.

I primari della Neurochirurgia e della Rianimazione, aggiunge l'ospedale, hanno relazionato sul decorso clinico e la struttura interna di Gestione del Rischio Clinico, come da prassi, revisionerà le fasi della degenza per verificare ogni aspetto dell'assistenza fornita. “Pur comprendendo il legittimo dolore – conclude il Santobono – quanto riferito dalla signora Loffredo non appare corroborato da alcuna evidenza e in ogni caso, avendo la famiglia intrapreso azione risarcitoria, le confutazioni di merito di tali dichiarazioni saranno prodotte in sede propria”.

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