Lui si chiama Mario Rhemy Oliviero, in politica lo conoscono tutti come Rory Oliviero. Fino a poco fa era un semplice consigliere comunale di Ercolano, comune vesuviano in provincia di Napoli. Poi è arrivato il clamore generato dall'inchiesta giornalistica Bloody Money di Fanpage.it su affari, politica e smaltimento rifiuti. E il suo nome è stato associato – e chissà per quanto ancora lo sarà – alle frasi pronunciate davanti all' ‘inflitrato' Nunzio Perrella, in cui tratta per l'affidamento di un servizio di smaltimento di rifiuti e riceve una valigetta in cui si aspettava ci fosse denaro contante, ma in cui, invece, c’era solo spazzatura. Le modalità di approccio, il riferimento all'esiguità dei soldi chiesti inizialmente: «Dei 25mila euro non c'importa niente, li teniamo sul braccio …è questione di garbo…», fecero nel marzo scorso il giro d'Italia. E così Oliviero, sedicente "delfino di Ciriaco De Mita, già presidente del consiglio della città degli Scavi, all'epoca decise di autosospendersi ma non formalmente dal civico consesso ercolanese. Ora, invece, a quattro mesi dai fatti, decide di lasciare definitivamente.
«Oltre la formalità mi preme precisare che tale determinazione nasce da una profonda e tormentata riflessione che sfocia in una convinta decisione – scrive Rory Oliviero -. Una decisione che attenua il tormento che vivo, frutto di un disagio personale, umano acuitosi anche a seguito di alcune vicende che mi hanno coinvolto, al di fuori di queste Istituzioni e che sono al vaglio degli organi competenti». Colui che ormai è noto come "l’uomo della valigetta" lamenta la mancanza di solidarietà della politica e riferisce della «percezione di un clima di ipocrisia ed assoluta mancanza di solidarietà che incide negativamente sulla lealtà dei rapporti umani. Se questo è il contesto, evidentemente non ho la statura per proseguire, in questo momento e a queste condizioni, il percorso istituzionale Avverto la necessità di lasciare il ruolo che non riesco a ricoprire adeguatamente in quanto altri impegni personali, professionali e soprattutto familiari, richiedono la mia massima attenzione anche nella ricerca di una ritrovata dimensione umana».