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Boss dei Polverino preso dopo 15 anni, ricostruita la rete della mafia napoletana

I carabinieri hanno ricostruito la rete di fiancheggiatori che ha coperto i 15 anni di latitanza di Antonio Orlando, boss napoletano del sodalizio legato alla mafia siciliana. È stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare per 6 indagati, tra loro ci sono il vivandiere di “Mazzolino” e l’uomo che aveva assunto la guida del clan dal 2017.
A cura di Nico Falco
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L'arresto del boss Antonio Orlando "Mazzolino"
L'arresto del boss Antonio Orlando "Mazzolino"

Chi lo aveva aiutato a scappare, chi copriva le sue tracce, anche chi gli forniva supporto per i beni di prima necessità. Un gruppo di fedelissimi, con base operativa a Marano di Napoli e ramificazioni fino a Voghera, Tolmezzo e L'Aquila, che ha tenuto nascosto Antonio Orlando, detto "Mazzolino", per 15 anni, fino a quando la caccia all'uomo non si è conclusa con le manette ai polsi. E, dopo l'arresto del boss dei Polverino, i carabinieri hanno ricostruito la rete di fiancheggiatori, arrestando 6 persone ritenute legate alla cosca dei Polverino e degli Orlando, imparentati coi Nuvoletta e legati alla mafia siciliana.

L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura napoletana, arriva al termine delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e coordinate dal Pm della Dda di Napoli Maria Di Mauro e dall'aggiunto Giuseppe Borrelli.

Il provvedimento riguarda 6 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento personale, aggravati dalle finalità mafiose; uno di loro è anche accusato di violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Tra i destinatari c'è anche il boss, Antonio Orlando, attualmente detenuto, accusato di falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale sulla sua identità e possesso e fabbricazione di documenti falsi, aggravati dalle finalità mafiose.

L'arresto del boss latitante Mazzolino a Mugnano

Le indagini sono quelle collegate all'arresto di "Mazzolino", ritenuto a capo del sodalizio mafioso dei Polverino – Nuvoletta – Orlando, arrestato un anno fa; con un blitz improvviso, il 27 novembre 2018, i carabinieri lo bloccarono in un appartamento di una palazzina Mugnano di Napoli, mentre i militari facevano irruzione Orlando, 60 anni, cercò di bruciare dei documenti falsi e dei pizzini, probabilmente proprio per evitare che venissero individuati anche i fiancheggiatori.

La rete di contatti del boss dei Polverino – Orlando – Nuvoletta

Gli investigatori hanno ricostruito la rete dei fiancheggiatori, individuando nomi, ruoli e compiti. Gli indagati avevano messo a disposizione del boss un appartamento di Mugnano di Napoli, occupandosi di tutte le necessità di "Mazzolino" e procurandogli dei veicoli intestati ad altre persone per gli spostamenti.

Uno degli indagati aveva fornito al boss i propri documenti, che erano stati usati come base per produrre quelli falsi, sostituendo la fotografia con quella di Orlando, in modo che potesse superare eventuali controlli delle forze dell'ordine mentre era in strada. Inoltre, altri indagati avevano sottoscritto al posto suo e a proprio nome contratti per le utenze e anche con Sky.

Arrestato il nuovo boss della mafia napoletana

Tra gli arrestati col provvedimento di oggi ci sono Luigi Esposito, detto Gigino ‘e Celeste, scarcerato nel 2017 dopo anni di detenzione, che appena tornato in libertà aveva preso le redini del clan, e Sabatino Russo, ritenuto collegato ai clan di camorra di Giugliano; i due erano stati arrestati già circa due mesi fa per estorsione aggravata dai metodi mafiosi.

I due sono accusati di associazione mafiosa: Esposito come promotore e dirigente del gruppo criminale, Sabatino come organizzatore e come fedelissimo di Orlando, incaricato di gestire la latitanza, provvedere ai beni di prima necessità e di consegnare i messaggi del boss agli affiliati.

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