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Opinioni

Caivano set permanente dell’orrore. Quando hai il circo mediatico sotto casa

E così è successo anche a lei, Chicca, 6 anni, brutalmente assassinata al Parco verde di Caivano, è finita nel tritacarne della cronaca nera più morbosa e voyuerista. Telecamere e riflettori sono arrivati a Caivano, diventata set della peggior fiction della storia. Proprio lì dove è morta, Chicca subisce un altro insulto: quello di cessare di essere persona e diventare “caso”.
A cura di Angela Marino
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Telecamere riprendono una foto di Fortuna
Telecamere riprendono una foto di Fortuna

Hanno rasato il prato di fronte alle palazzine perché apparisse più decoroso alle telecamere. Il Parco Verde  di Caivano si ripulisce per accogliere la tv, la stampa e i curiosi. Sì, perché è quello della morte di Fortuna Loffredo, detta Chicca, è il caso che più di ogni altro catalizza l'attenzione dei media e tutti i giornalisti, opinionisti, presenzialisti e comparse della tv sono pronti a dire la loro in una vicenda che trasuda orrore e angoscia. Non serve essere stati a Caivano, aver varcato il perimetro del rione alla periferia del paese per esprimere con convinzione un'opinione sulla marcescenza di quel contesto, basata sui luoghi comuni e sul sentito dire.

E le corsie di asfalto tra i palazzoni del parco sono diventati red carpet, non certo per gli inquirenti, che continuano il loro difficile lavoro, e neanche per i consulenti come Roberta Bruzzone, che ha messo a disposizione la sua professionalità per fare chiarezza sul caso. Ma di quanti si mettono a favore di telecamera per dire la loro, di quelli che hanno dovuto cercare Caivano su Google maps per capire dove fosse e sanno esattamente cosa è successo e perché, dei tuttologi sciacalli che fagocitano tutto quello che è mainstream.

Dopo la morte di Chicca, avvenuta dopo una agonia di ore dopo che era stata lanciata da un grattacielo alto otto piani, dopo che la sua vita e la sua innocenza sono state brutalizzate, ora che la sua memoria è legata alle violenze che ha subito, non c'è più molto da fare. Anzi no. L'ultimo debito che la società che non l'ha protetta ha con Fortuna, è quello della verità. E la verità sulla sua morte è lontana, assai lontana dalle luci dei riflettori.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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