Si paga in silenzio. Sono ancora in pochi a sfidare le regole del racket nei mercatini di Napoli. Come quello tradizionale di piazza Mercato che si tiene in occasione dell’Epifania. La tariffa per non aver problemi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio si aggirerebbe quest’anno dai 500 ai 300 euro. Tutto dipende dalla posizione che si occupa con la bancarella, se vicino alla confinante piazza del Carmine con l’attigua basilica santuario che conserva la prodigiosa icona della Madonna Bruna, meta di pellegrini e turisti, oppure nelle vicine traverse. Piazza Mercato, l’antico spiazzo fuori le mura che guarda il mare, teatro di rivolte popolari e frequentato per secoli da mercanti di tutti i tipi, illumina il suo palcoscenico a festa per la gioia dei più piccoli. Ma nel retroscena resta il buio della prepotenza e dell’omertà.
A poco più di 48 ore dai fatti, con il ferimento di una bambina di 10 anni e di tre senegalesi che si sarebbero ribellati alla tangente per la “protezione” del clan, la paura continua a recitare la sua parte principale. Mercanzie in bella vista, banchi di calze e dolciumi, giocattoli d’ogni genere. E silenzio. "È un periodo tipico per gli episodi di estorsione – spiega il presidente di Sos Impresa, Luigi Cuomo -, con l’aggravante che adesso si inseriscono in un contesto di guerra tra bande sempre più feroce. Ma stiamo sempre attenti a non ricondurre tutto al racket in maniera scontata, come per quello che è successo alla Duchesca, perché in genere non sono queste le forme alle quali la camorra risponde ai dinieghi. Se tu non paghi, io non vengo lì a farti una piazzata plateale perché metto a rischio l’intero sistema. E poi il clan individua come suo esattore uno stesso extracomunitario, sarà lui ad andare in giro a ritirare i soldi".
Fatto sta che il pizzo a Napoli nei mercatini c’è tutto l’anno, è una costante, ma ovviamente nelle feste, nei giorni di maggior vendita, il business “ambulante” diventa appetibile entrata per l’economia malavitosa. "Anche se non è legato solo all’arricchimento della somma che si va a riscuotere – aggiunge Cuomo -, ma rappresenta l’affermazione del potere della camorra sul territorio. Cioè: qui comando io, se paghi riconosci la mia autorità". Ma perché dover regalare il frutto del proprio lavoro alla criminalità organizzata? "Il problema è la collaborazione, la denuncia – chiosa Cuomo -. Eppure denunciare oggi non è rischioso, è molto più sicuro. Non bisogna aver paura".