Camorra e politica, i summit nel mobilificio per decidere a chi dare i voti per il Senato
Nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli che ha portato all'arresto di 59 persone in merito ai rapporti tra camorra e politica nel comune di Sant'Antimo in provincia di Napoli, vengono delineati anche i contorni di veri e propri summit svolti da politici e camorristi per pianificare le elezioni. Intorno a Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia, indagato nel procedimento, giravano gli uomini del clan Puca ed i politici locali mossi come pedine da questi ultimi. Il Ros dei Carabinieri e i magistrati ricostruiscono nelle pagine dell'ordinanza i summit tra politici e camorristi avvenuti nel mobilificio Di Lorenzo, di proprietà di Francesco Di Lorenzo, protagonista del voto di scambio alle elezioni comunali di Sant'Antimo del 2017, incastrato anche da un video di Fanpage.it che mostra il fratello avvicinarsi agli elettori fuori ad un seggio elettorale e chiedere di fotografare il voto.
È l'8 febbraio del 2018 quando si tiene una riunione tra Francesco Di Lorenzo, Luigi Puca, figlio del boss Pasquale, Michele Vergara, già consigliere comunale di Sant'Antimo e la consigliera regionale Flora Beneduce, non indagata in questo procedimento. I magistrati scrivono che il 9 febbraio, il giorno dopo, la polizia giudiziaria intercettava una conversazione all'interno del mobilificio tra Francesco Di Lorenzo e Corrado Chiariello, quest'ultimo candidato alla carica di Sindaco alle elezioni comunali di Sant'Antimo del 2017 per il centro destra. Nell'intercettazione Corrado Chiariello raccontava di essere stato avvicinato qualche giorno prima da Luigi Cesaro che gli aveva chiesto il sostegno alle elezioni per il senato per Flora Beneduce, la consigliera regionale che aveva partecipato al summit con Puca e Di Lorenzo il giorno prima.
Il 10 febbraio la Pg ricostruisce in nuovo incontro sempre nel mobilificio nel quale emergeva che Luigi Cesaro, dopo Chiariello, aveva avvicinato anche Antimo Petito, ex assessore comunale di Forza Italia, per concordare un incontro proprio con Francesco Di Lorenzo per ricevere da lui l'appoggio elettorale per la Beneduce. Il mezzo per ottenere il consenso elettorale era il denaro. Scrivono i magistrati in merito al summit nel mobilificio del 10 febbraio: "Emergeva come l'impiego di somme di denaro, da parte dei soggetti indagati, rappresentasse la consolidata e delinquenziale prassi attraverso cui reperire il necessario consenso elettorale".
Il Di Lorenzo però, legato ai Puca, nutriva un personale rancore nei confronti dei Cesaro per la mancata restituzione di 48 mila euro spesi per comprare i voti alle elezioni comunali di Sant'Antimo del 2017, vinte poi dal centro sinistra avverso allo schieramento di Di Lorenzo. Per questo motivo, scrivono i magistrati, Di Lorenzo non volle più incontrare Luigi Cesaro. "Devo avere ancora 48 mila euro, li tengo segnati qua vedi? Tengo segnato tutto" dice Di Lorenzo intercettato durante una di queste riunioni nel mobilificio riferendosi a Luigi Cesaro. "Quello ancora ora sotto elezioni lo fa un'altra volta, ma non ti preoccupi della gente? O ti credi che sei immortale? Dovessi credere che sei il presidente degli Stati Uniti che tieni la scorta dietro?" prosegue Di Lorenzo mostrando tutto il suo astio per i Cesaro e rigettando la richiesta di appoggio elettorale alla Beneduce.
L'esito delle elezioni comunali del 2017 rompe i rapporti tra i Puca e Di Lorenzo con i Cesaro, accusati addirittura da Luigi Puca, figlio del boss, di aver fatto perdere le elezioni al centro destra volontariamente. "Avevano cominciato la campagna elettorale con la Beneduce, poi la Beneduce non è venuta la settimana del ballottaggio e chi è che l'ha fermata? Quella voleva venire qualcuno l'ha fermata" dice Luigi Puca a Francesco Di Lorenzo. "Qua i Cesaro non volevano vincere, vi volevano togliere da mezzo – prosegue Puca – oggi i loro interessi non gli interessano, lo capisci o no? Oggi è il momento di stare lontano […] Dovevano vedere di passare qualche guaio fuori a qualche scuola (seggio elettorale ndr) ?". L'idea del figlio del boss è che i Cesaro, già investiti da problemi giudiziari, avrebbero deciso volutamente di far perdere al ballottaggio il candidato del centro destra Corrado Chiariello per stare lontano da eventuali scandali.