Camorra, i giudici: “Cosentino sostenuto dai Casalesi sin dall’inizio della carriera politica”
L'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino "sin dall'inizio della sua carriera politica, ha goduto del sostegno elettorale del clan dei Casalesi, segnatamente del gruppo Bidognetti sin dalle elezioni comunali del 1978 e anche del gruppo Schiavone a partire dalle elezioni regionali del 1995". Lo dicono i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 17 novembre, hanno condannato l'ex politico di Forza Italia a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione camorristica.
Cosentino, sottosegretario nell'ultimo governo di Silvio Berlusconi e oggi agli arresti domiciliari a Caserta, era stato condannato al termine di un processo durato sei anni, in quanto riconosciuto come "referente politico nazionale" del clan dei Casalesi. Un clan che lo avrebbe aiutato dunque a muovere i primi passi nell'agone politico, fino a farlo diventare la figura di spicco del Pdl in Campania. Il faldone delle motivazioni della sentenza di condanna a nove anni conta quasi 600 pagine, ma uno dei passaggi chiave è quello che sottolinea come il sostegno dei clan non sia mai venuto a mancare durante la carriera politica dell'ex sottosegretario di Casal di Principe: lo dicono "attendibilmente" "convergenti elementi di prova", spiegano i giudici.
Nel corso della requisitoria del processo "Eco4", il pubblico ministero Alessandro Milita (che aveva chiesto 16 anni di carcere) aveva affermato: "Non ci sono in Italia processi più gravi questo. Spero che dopo la sentenza la storia non si ripeta". Milita aveva poi affermato: "Ci sono fatti risalenti negli anni che coinvolgono il padre di Nicola Cosentino che era già punto di riferimento del clan. E lui, Nicola, ne è diventato l'erede. Ha ricevuto l'investitura come si faceva nel medioevo. Spero che non ci siano altri emulatori. Perché è facile fare carriera politica e soldi così. Ma è anche probabile finire in galera". I giudici gli hanno dato ragione, parlando di un "teorema confermato".
A marzo un'altra condanna per Cosentino
Cosentino, che prima della condanna per concorso esterno in associazione camorristica era stato già condannato per corruzione, lo scorso marzo è stato anche riconosciuto colpevole di estorsione e illecita concorrenza con l'aggravante mafiosa nel cosiddetto processo "Carburanti", svoltosi sempre a Santa Maria Capua Vetere: per lui un'ulteriore condanna a sette anni e sei mesi di carcere.