48 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Camorra, il killer è latitante a Dubai: il processo non può iniziare

Non c’è la prova giuridica che l’imputato sappia che ci sia un processo a suo carico. E così non può iniziare il processo a Raffaele Mauriello, detto ‘o chiatto, accusato dell’omicidio di Andrea Castello, il braccio destro del boss Mariano Riccio, e del ferimento del guardaspalle Ruggiero Castrese: secondo il pm Marra si troverebbe a Dubai.
A cura di Giuseppe Cozzolino
48 CONDIVISIONI
Immagine

Un paradosso vero e proprio: il processo ad un presunto killer di camorra non può iniziare, perché non c'è la "prova giuridica" che l'uomo, nel frattempo latitante e che si presume essere a Dubai, sappia di essere imputato nel processo. Un loop che potrebbe continuare all'infinito, e che dunque potrebbe portare il processo a non iniziare mai, perché da ormai cinque anni non si può più procedere in contumacia.

Protagonista della vicenda è Raffaele Mauriello, 23 anni, dal 2018 latitante: secondo il pm dell'antimafia Vincenza Marra, il giovane si troverebbe a Dubai e ne ha chiesto l'estradizione. Viene ritenuto il killer responsabile dell'uccisione di Andrea Castello, il braccio destro del boss Mariano Riccio, e del ferimento del guardaspalle Ruggiero Castrese: l'agguato risale al 14 marzo 2014 a Casandrino, durante la faida interna del clan Amato-Pagano. Andrea Castello, detto ‘o chiatto, è il figlio di Ciro Mauriello che, assieme a Pierino Caiazza, si ritiene che si contendessero le piazze di spaccio dell'hinterland nord di Napoli. Lo scorso anno gli inquirenti andarono in quello che è l'ultimo domicilio conosciuto di Mauriello per arrestarlo, ma vi trovarono solo la madre: e da allora è ricercato.

Quest'oggi il presidente del collegio giudicante Giuseppe Provitera, della prima sezione della Corte di Assise, ha dovuto rinviare tutto e disporre nuove ricerche: oggi infatti avrebbero dovuto essere ascoltati cinque agenti della polizia giudiziaria ed un consulente tecnico, ma per un difetto di notifica tutto è letteralmente saltato. E così nell'aula 115 del Tribunale di Napoli quest'oggi il tutto si è concluso con un rinvio all'8 aprile 2020. Ma il processo rischia in realtà di non essere mai celebrato.

48 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views