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Camorra, il rapporto della Dia: “Il disagio sociale spinge i minori verso la criminalità”

La Direzione investigativa antimafia ha presentato il suo rapporto semestrale, relativo al periodo luglio-dicembre 2018, relativo allo stato della criminalità organizzata nel nostro Paese. Nella parte legata alla camorra, la Dia sottolinea come il disagio sociale e l’illegalità diffusa, in alcune parti della Campania, spingano centinaia di persone, spesso minorenni, tra le fila della criminalità organizzata.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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Come ogni sei mesi, la Direzione investigativa antimafia ha presentato il suo rapporto, relativo al periodo luglio-dicembre 2018, sullo stato della criminalità organizzata in Italia. Nella parte che si riferisce alla camorra, la Dia sottolinea come il disagio sociale e l'illegalità diffusa, soprattutto in alcune zone della Campania, spingano centinaia di persone, spesso minorenni, un vero e proprio "esercito", tra le fila della camorra. Nel rapporto della Dia, si legge:

Lo stato di disagio sociale e di illegalità diffusa che caratterizza ampie zone del territorio campano, la convivenza tra organizzazioni camorristiche vere e proprie, gruppi di gangsterismo urbano e bande di giovani delinquenti – si legge – fa sì che le prime possano, in ogni momento, contare su eserciti di centinaia di persone, costituiti anche da minori impiegati come vedette, trasportatori di armi, corrieri a domicilio per la consegna di sostanze stupefacenti, fino addirittura alla commissione di omicidi

Le stese

Nel rapporto della Direzione investigativa antimafia si parla anche di un fenomeno, purtroppo, dilagante nell'ultimo periodo della storia della camorra: le stese. Si tratta di dimostrazioni di forza, a scopo intimidatorio, di un determinato clan nei confronti dei rivali, perpetrate a suon di colpi di pistola per aria e non di rado contro abitazioni ed attività commerciali. È spesso proprio in questo contesto, generato dalla situazione di potere in costante cambiamento e dai ricambi generazionali, che si inseriscono i più giovani. A proposito delle stese, la Dia scrive:

Il notevole impegno profuso da forze di polizia e Magistratura e i positivi risultati raggiunti nell'assicurare alla giustizia i responsabili e i capi di questi gruppi non hanno finora fermato questa deriva violenta, di certo favorita dalla rapidità dei cambi di vertice, spesso occupato da pregiudicati anagraficamente molto giovani

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