Faida di camorra, l’omicidio nelle intercettazioni: “Bum bum, due botte…”
"Bum bum bum… due botte…stavano ’nu cuofano di loro là fuori". Sono le parole con cui il killer di camorra racconta l'omicidio di Salvatore D'Alpino, trucidato la sera del 30 luglio a due passi dal mercatino della Maddalena, davanti a una folla sgomenta di passanti e ambulanti. Il pregiudicato detto "‘O brillante" e apparteneva al clan del cartello Sibillo -Giuliano -Brunetti – Amirante. Il racconto pronunciato con spavalda esultanza è quello del sicario della famiglia Buonerba – rivale della cartello di appartenza di D'Alpino – captata dalle microspie dell’Antimafia.
– "Uah i tavolini a terra, gente che scappava…".
– "Speriamo che l’hai pigliato".
– "Lo sai che non faccio più sbagli… e perciò l’ho sparato così, io l’ho sparato così…guarda, guarda a me…".
La paranza dei bambini e gli omicidi al centro storico
La conversazione è finita agli atti dell'inchiesta che sta facendo luce sui nuovi equilibri tra i clan del centro storico, dalla zona di Forcella fino a piazza Mancini, dove è andato in scena il cruento omicidio descritto dal sicario dei Buonerba. Nei vicoli di Spaccanapoli nuove alleanze stabiliscono il destino dei clan. A contrastare l'avanzata della cosiddetta "paranza dei bimbi", il baby boss facenti capo Lino Sibillo, latitante da giugno scorso, e i giovani Giuliano, e il sodalizio che vede uniti i Sequino, al rione Sanità, e i Trongone, di Rua Catalana e frangia dei Mariano dei Quartieri Spagnoli ai Buonerba, signori di via Oronzio Costa.