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Camorra, soldi al clan Belforte in cambio di voti per le Regionali: 19 indagati

Voti in cambio di denaro al clan Belforte per le Regionali del 2015. Diciannove le ordinanze di custodie cautelari per altrettante persone, accusate dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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[Immagine di repertorio]
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Uno scenario inquietante quello che emerge dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che questa mattinata ha notificato tra le province di Napoli e Caserta ben diciannove misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, che devono rispondere a vario titolo dalle accuse dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l'aggravante dell'utilizzo del metodo mafioso.

A finire sotto la lente degli investigatori, infatti, c'è anche il voto per il consiglio regionale del 31 maggio 2015. Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, infatti, da una parte i boss del clan Belforte, particolarmente attivo nell'aria di Marcianise e dintorni, avrebbe imposto ai candidati di "servirsi" per l'affissione di manifesti elettorali nel Casertano di una ditta che era intestata alla moglie di un boss, mentre dall'altra parte avrebbero procurato a determinati candidati voti in cambio di denaro versato direttamente al clan Belforte stesso, nonché buoni pasto e buoni carburante. Soldi che poi sarebbero stati "reinvestiti" dal clan anche per mantenere le famiglie di alcuni affiliati detenuti: solo dall'affissione dei manifestanti, i proventi sarebbero stati di quasi ventimila euro.

Dalle indagini, inoltre, è emerso anche che uno dei boss coinvolti era anche intenzionato a diventare il "punto di riferimento" per quanto riguarda lo spaccio di droga nell'intera zona di Caserta: un obiettivo, quest'ultimo, che però non sarebbe riuscita a causa delle difficoltà a ripagare in tempi brevi i suoi iniziali fornitori di droga. Questi ultimo, fa sapere la Direzione Distrettuale Antimafia, erano arrivati perfino a "prelevarlo" da casa sua e trattenerlo fino al pagamento di una parte del debito accumulato in una località rimasta sconosciuta.

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