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Camorra, trema il clan dei Casalesi: si pente Raffaele Bidognetti, figlio del boss Francesco

Raffaele Bidognetti, detto ‘o Puffo e figlio del boss Francesco (alias cicciotto ‘e mezanotte), ha deciso di collaborare con la giustizia. L’uomo, già condannato a due ergastoli in via definitiva ed in regime di 41 bis sarà ascoltato dal pm D’Alessio: trasferiti i familiari in una località segreta nell’ambito del programma di protezione.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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[Immagine di repertorio]
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Colpo grosso nella lotta alla camorra: Raffaele Bidognetti ha deciso infatti di collaborare con la giustizia. Trema ora il clan dei Casalesi, che potrebbe essere duramente colpito da quanto deciderà di rivelare il figlio del boss Francesco (conosciuto come "cicciotto ‘e mezanotte"), che sta già scontando due ergastoli definitivi e che si trova in regime di 41 bis dal 2006. Alcuni dei familiari di Raffaele Bidognetti, conosciuto con il soprannome di ‘o Puffo, sono stati già condotti in una località protetta, nell'ambito del programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.

Figlio di Teresa Tamburrino, morta anni fa per un tumore, e fratello di Aniello anch'egli pluri-ergastolano nelle patrie galere, Raffaele Bidognetti sarà ascoltato ora da Alessandro D'Alessio, pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli: le sue rivelazione potrebbero costituire un durissimo colpo al clan dei Casalesi. Non si tratta del primo "grande nome" tra i pentiti di camorra: in precedenza aveva deciso di collaborare con la giustizia anche Nicola Schiavone, figlio del temutissimo boss Francesco Schiavone conosciuto come Sandokan. Anche la madre acquisita di Aniello e Raffaele Bidognetti, ovvero Anna Carrino, è da anni collaboratrice di giustizia mentre i fratellastri Teresa Katia e Gianluca sono già da tempo detenuti per associazione camorristica: l'ultimo, Gianluca, deve rispondere anche del tentato omicidio nei confronti di una cugina. Tra le vittime del clan Bidognetti, oltre a quelli delle faide interne ed esterne, vi è anche quello di Gennaro Falco, medico di Parete che fu freddato con un colpo alla stesso nel suo studio il 29 ottobre del 1993 perché ritenuto "colpevole" di non essere riuscito a guarire la madre dei due, Teresa Tamburrino, da un tumore. Al medico è stato poi intitolato, dal 2012, il poliambulatorio della cittadina aversana di Parete.

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