Campania, la wedding manager Carfora: “Annullati tutti i matrimoni, a rischio migliaia di posti”
“Il settore dei matrimoni e del wedding anche di lusso è in ginocchio. La crisi del Coronavirus ci ha colpiti nel momento peggiore per un'attività come la nostra che è stagionale. In Campania siamo abituati a grandi numeri: eventi in questo periodo anche con 500 invitati. Ora non c'è più lavoro. Quasi tutte le coppie hanno disdetto il loro matrimonio. Molte aziende chiuderanno. Una crisi devastante che non colpisce solo il ristoranti e gli alberghi, ma tutto l'indotto del wedding che è enorme: cuochi, camerieri, parrucchieri e hair stylist, make-up artist, wedding planners, negozi di abiti da cerimonia, negozi di scarpe, bomboniere, abiti da cerimonia, mobilifici, atelier, agenzie di viaggio, fotografi e videomaker, musicisti, ballerini, confettifici e tanti altri. Il settore è destinato al collasso”.
Non ha dubbi Carmen Carfora, event manager e rappresentante di una delle più antiche famiglie di ristoratori campani da 5 generazioni, titolare, assieme al marito Salvatore Iaderosa, del Sun's Royal Park di Cervino, in provincia di Caserta, tra le più note location del Wedding&Event Luxury in Campania.Come portavoce di molti imprenditori del settore, ha partecipato alla riunione in Regione Campania la scorsa settimana.
Come state affrontando la crisi del Coronavirus?
“Noi siamo un brand storico del wedding in Campania. E abbiamo operato per anni anche come event manager organizzando matrimoni di lusso in tutto il mondo, da Dubay ai Caraibi. Ma abbiamo deciso di puntare sulla Campania, perché crediamo nel nostro territorio. Adesso ci sentiamo abbandonati dal Governo. Il danno che si prospetta per tutta la filiera del matrimonio è stimato intorno al 95% del fatturato annuo. Il decreto governativo “Covid”, vietando eventi, celebrazioni e feste, ha indotto la sospensione delle nostre attività provocando, per molti imprenditori, un danno irreparabile che per tanti vorrà dire chiusura definitiva delle proprie realtà economiche”.
Sono arrivate molte disdette di matrimoni a causa del Coronavirus?
“L'epidemia è capitata nel momento peggiore. La nostra attività è stagionale. Il personale è assunto da aprile a ottobre, alcuni fino a dicembre, poi vanno in disoccupazione per riattaccare ad aprile. A febbraio è scoppiata la pandemia e le assunzioni sono saltate, mentre il sussidio di disoccupazione sta finendo. All'inizio molti clienti hanno provato a spostare i matrimoni già fissati di qualche mese. Quando poi hanno preso coscienza delle limitazioni imposte dalle norme, con l'obbligo di indossare la mascherina, le restrizioni al ristorante, il numero limitato di ospiti, la distanza sociale, il divieto di assembramenti e quindi di balli e danze, sono fioccate le disdette. Chi vorrebbe sposarsi in queste condizioni? Altri hanno disdetto perché nel frattempo, invece, hanno perso il lavoro o la loro situazione economica è cambiata. Per noi è un disastro epocale”.
Quali sono le principali difficoltà per le imprese del wedding?
“Io gestisco una struttura di 50mila metri quadrati. E devo curarla, fare manutenzioni, giardinaggio, pagare le utenze, i contributi dei lavoratori e sto anticipando anche la cassa integrazione. Il capitale di funzionamento è finito. Stiamo attingendo alle riserve, dilapidando anni di sacrifici. A livello governativo per noi non c'è nulla. Mentre in altri Paesi hanno sovvenzionato le aziende con contributi a fondo perduto. Noi contribuiamo al Pil nazionale, paghiamo le tasse, produciamo reddito”.
Cosa si rischia?
“Molti rischiano di perdere il lavoro. Si tratta di un comparto gigantesco. Ci sono hostess, sommelier, cuochi, pasticcieri, fiorai, cantanti, gioiellieri, esperti di fuochi pirotecnici. I miei dipendenti sono disperati, alcuni hanno finito la disoccupazione. Mi chiamano perché non hanno i soldi per pagare l'acqua. Io non riesco a dormire per questo”.
Cosa chiedete?
“Per garantire un futuro a tutta l’industria del wedding e più in generale, a quella degli eventi, il 2020 sia dichiarato ‘anno bianco'. La possibilità di accedere a forme di finanziamento a fondo perduto, estesa la cassa integrazione fino ad aprile 2021, dovrebbero essere sospesi e considerarsi decaduti tutti gli oneri fiscali relativi al periodo di mancata fatturazione dipeso dalla pandemia. La mia preoccupazione è inoltre rivolta ai lavoratori stagionali il cui sussidio di disoccupazione terminerà a breve. Dovrebbero percepire un reddito di cittadinanza Covid fino ad aprile 2021”.