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Campi Rom, 10 milioni di fondi mai spesi. Le coop nel mirino della Procura

La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza sui fondi stanziati per gli interventi a favore della comunità nomade di Napoli. Quasi dieci milioni di euro, di cui otto stati stanziati nel 2003 dalla Comunità Europea e due dal Ministero, rimasti intatti, mentre a Scampia il campo nomadi versa in condizioni di pauroso degrado.
A cura di Angela Marino
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Sotto la lente di ingrandimento coop e società incaricate di fornire assistenza e integrazione ai rom di Napoli. E finanziate con soldi pubblici.All'indomani dello scandalo romano di Buzzi e Carminati della «Mafia capitale», anche a Napoli sorge l'esigenza di vederci chiaro sulla gestione delle risorse pubbliche nel settore del welfare e sull'uso dei finanziamenti pubblici recentemente acquisiti, circa dieci milioni di euro – e mai spesi – per la gestione del campo rom di via Cupa Perillo, a Scampia e di quello della zona di via Brecce a Sant'erasmo. Chi aveva la responsabilità di quei fondi? Perché risultano integri? Ma soprattuto, cosa è stato fatto per i nomadi se nel campo della periferia nord, a Sampia, non sono mai stati installati neanche i servizi igienici? A queste domande prova a rispondere l'inchiesta condotta dalla Procura di Giovanni Colangelo, che accende i riflettori proprio sui soldi stanziati e inutilizzati.

La vicenda ha inizio tra il 2003 e il 2004, quando la comunità europea stanzia otto milioni di euro per fronteggiare l'emergenza nomadi a Napoli. Soldi veicolati dalla Regione Campania che fa da intermediario per i fondi in arrivo da Bruxelles. Una somma destinata al campo rom di Scampia, dove attualmente vivono circa 200 nomadi, molti dei quali sono bambini, ma per il quale nessun intervento concreto sembra che sia stato realizzato da allora e che versa in condizioni di pauroso degrado. A questi otto milioni, due se ne aggiungono recentemente, messi a disposizione dal Ministero per la riqualificare la zona di via Brecce a Sant'Erasmo: anche questi mai toccati e sui quali indagano il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e i pm Cannavale e De Renzi. Soldi che vanno utilizzati entro dicembre del 2015. Il rischio è quello di bruciare il finanziamento di Bruxelles. Sarà l'urgenza del caso a dirigere ora l'affidamento di incarichi e appalti per la realizzazione di interventi di bonifica e riqualificazione, tutti, da adesso, nel mirino della Procura di Napoli.

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