Capodichino, protesta di addetti terminal, bagagli e check-in: “Contratti fermi, zero bonus”
“Per i trasporti aerei la crisi del Coronavirus è devastante. L'Aeroporto di Capodichino non è chiuso, ma da marzo ormai partono uno o due voli al giorno. Noi lavoratori stagionali stiamo soffrendo molto. Dovevamo firmare i contratti a metà marzo, ma è tutto bloccato. Per molti la Naspi è già finita. Non abbiamo diritto alla cassa integrazione e siamo esclusi da ogni forma di sostegno economico previsto dal Decreto Cura Italia e dal piano della Regione Campania per l'emergenza, perché non ci hanno considerati tra gli operatori del turismo e la nostra categoria di lavoratori aeroportuali stagionali non è riconosciuta ufficialmente. A Capodichino siamo circa 400 in questa situazione. Molti di noi sono precari da oltre 10 anni, non sappiamo più che fare”.
È preoccupato Pietrandrea D'Amato, portavoce dei lavoratori stagionali dell'Aeroporto di Capodichino di Napoli: operatori del customer service, addetti ai bagagli, ai check-in, alla rampa, security, manutenzione e cleaning, che operano tra diverse società come Gesac, GH Napoli, Aviation Service: “Il Governo deve ascoltarci – spiega – abbiamo raccolto oltre 3mila firme tra gli stagionali aeroportuali in tutt'Italia. Abbiamo scritto al premier Giuseppe Conte e al Governatore Vincenzo De Luca, ma finora senza avere risposta”.
Come state affrontando la crisi?
“Per noi il colpo è stato molto duro. L'Aeroporto di Capodichino da marzo praticamente è quasi fermo. Anche se non è chiuso si fanno solo un paio di voli al giorno. Dall'11 marzo sono partite le prime restrizioni, poi da fine mese c'è stato il lockdown che purtroppo ha preceduto proprio di pochi giorni l'avvio della stagionalità di Pasqua. Noi lavoriamo molto con i flussi turistici. A metà marzo avremmo dovuto firmare i contratti. Invece, hanno sospeso tutto”.
Non avete altre risorse per sostenervi?
“No, purtroppo, noi veniamo assunti ogni anno con contratti a tempo determinato che hanno una durata inferiore a un anno. Di solito coprono il periodo da marzo-aprile a settembre-ottobre, quando si registra un aumento di passeggeri. Purtroppo la nostra categoria non rientra tra quelle beneficiarie del Decreto Cura Italia perché non è ufficialmente riconosciuta. Noi siamo inquadrati come lavoratori dei trasporti e non del turismo, quindi non abbiamo diritto ai 600 euro del Governo, né al bonus della Regione Campania. Inoltre, i nostri contratti, avendo durata inferiore ad un anno, non beneficiano degli altri incentivi previsti”.
Come vi sostenete normalmente nei mesi di inattività?
“Quando termina il contratto ricorriamo alla Naspi, che copre la metà delle settimane lavorate. Molti di noi sono precari anche da più di dieci anni. Purtroppo la Naspi adesso è terminata e non si prevede una ripresa del volato nei prossimi mesi. Il nuovo contratto ci avrebbe permesso, come ogni anno, di maturare la Naspi per il prossimo inverno. Non solo, perché al termine dell'emergenza, per noi non ci sarà la possibilità di riprendere il nostro lavoro e il nostro ricollocamento sarà estremamente difficile. Professionalità che andranno perdute, col rischio di rallentare poi la ripresa del turismo, quando sarà possibile la ripartenza. Per questo siamo disperati. Abbiamo famiglia, figli. Come faremo? Chi è assunto a tempo indeterminato ha la cassa integrazione, ma un’alta percentuale di chi lavora in aeroporto in periodi di alta stagione è precario”.
Cosa chiedete?
“Per prima cosa il riconoscimento della nostra categoria di lavoratori aeroportuali stagionali. Poi chiediamo misure di sostegno a lungo termine, come l’allungamento della NASPI per tutto il periodo dell’emergenza, col congelamento degli importi goduti finora, senza ulteriore decurtazione del 4% mensile. Prevedere degli ammortizzatori sociali specifici per la categoria dei lavoratori stagionali del settore trasporti. L’estensione a tutti i lavoratori stagionali, ivi compresi quelli del settore aeroportuale, del sostegno economico di 300 euro mensili (riconosciuto inizialmente dalla Regione ai soli addetti alle attività alberghiere ed extra alberghiere) ed ampliamento da 4 a 7 mesi del periodo di erogazione”.