Carcere di Poggioreale, abbiamo (ancora) un problema di trasparenza
Nel carcere di Poggioreale ci sono stati dei miglioramenti. Antonio Fullone, nuovo direttore della casa circondariale napoletana al centro degli scandali negli anni scorsi (per sovraffolamento e sistematici pestaggi, sui quali è in corso un'inchiesta), sta provando a imprimere un nuovo corso. Il numero dei detenuti, anche grazie ai provvedimenti di legge adottati l'anno scorso, è sceso sensibilmente. Ma tra i problemi, ce n'è ancora uno importante: la trasparenza. Soprattutto nella sanità penitenziaria; soprattutto in relazione ai detenuti tossicodipendenti che sono in trattamento con gli psicofarmaci.
Detenuti problematici, spesso, o che si trovano dietro le sbarre per problemi legati all'uso di droga e quindi nemmeno dovrebbero trovarsi lì, in uno Stato normale. Quanti sono questi detenuti? Cosa e in quali quantità viene loro somministrato? Quanti hanno anche patologie psichiatriche? E quanti di essi sono sieropositivi o hanno l'Aids (e in questo caso, in carcere non potrebbero proprio starci)? Quanti medici e infermieri ci sono che possano assistere queste persone? Tutte domande, poste da Antigone Campania durante la visita ispettiva di una settimana fa; domande che non hanno trovato risposta. Fanpage.it ne parla con Mario Barone, presidente dell'associazione in Campania e membro dell'Osservatorio sulle condizioni di detenzione in Italia.
Come si è svolta la visita presso il carcere di Poggioreale?
La visita si è svolta in un clima di grande collaborazione con il personale dell’amministrazione penitenziaria: da quando Antigone venne – nel Marzo 2014 – ascoltata in formale audizione dalla Commissione Libertà civili del Parlamento europeo proprio sul problema Poggioreale, abbiamo registrato crescenti aperture nei nostri confronti.
Qual era lo scopo della visita?
Visitiamo Poggioreale almeno una volta l’anno per verificare, dall’interno, i miglioramenti del carcere che si era guadagnato la fama di essere il peggiore d’Europa. Nel corso della visita, ci siamo concentrati, in particolare, sul reparto Venezia contente i detenuti c.d. protetti e sul “Torino”, quest’ultimo in corso di ristrutturazione: è stato motivo di soddisfazione vedere operai al lavoro che mettevano in pratica le critiche all’edilizia penitenziaria da noi sollevate negli ultimi anni.
Quali sono state le criticità riscontrate?
Poggioreale ha problemi di spazi: i cortili per i passeggi non sono adeguati sia per le ridotte dimensioni per il loro stato fatiscente, all’interno gli spazi di socialità sono inesistenti. Passando dal piano strutturale a quello relativo ai diritti, Antigone ha serissimi problemi a ricostruire gli standard di tutela della salute dei detenuti con problemi di dipendenza.
Per quale motivo non ci sono dati consultabili sulla somministrazione di psicofarmaci e sulla popolazione detenuta con problemi di droga?
Facciamo un passo indietro: prima del Marzo del 2014, non accedevamo ai dati relativi alla salute dei detenuti: con l’insediamo del dott. Di Benedetto, quale Direttore Sanitario di Poggioreale, abbiamo incominciato ad avere un quadro chiaro della tutela della salute in Istituto. Quanto agli psicofarmaci, Antigone ha di recente avviato un percorso collaborativo con il competente D.s.m. che – sono certo – darà presto i suoi frutti; sui problemi di droga, devo constatare che il Dipartimento farmacodipendenze dell’Asl Napoli 1 è rimasto silente alle nostre richieste.
Quali conseguenze porta questa difficoltà a reperire dati?
Non conosciamo a Poggioreale quanti detenuti sono classificabili come “dipendenti”, quanti dipendenti sono portatori di Hiv, quanti sono portatori di patologie psichiatriche; il deficit di conoscenza riguarda anche la tipologia di sostanze riscontrate nei detenuti e il tipo di trattamento ad essi riservato; del resto, sarebbe interessante conoscere quanti medici e infermieri sono a disposizione del Servizio. La conseguenza è una sola: esiste un buco nero nelle nostre conoscenze di Poggioreale, ed è un grave vulnus per il controllo democratico delle carceri del Paese.
Esiste un problema di trasparenza, secondo lei? Perché ?
Esiste un problema di trasparenza: ci sono segmenti del mondo carcerario ancora permeati della vecchia cultura penitenziaria; a Poggioreale perfino la Polizia Penitenziaria – con la quale storicamente non siamo stati mai teneri – si mostra trasparente: evidentemente, ci sono segmenti della sanità penitenziaria bisognosi di “Glasnost”. Il tutto in un clima internazionale di ripensamento del rapporto tra droghe e politiche criminali: nel 2016 ci sarà Ungass e Barack Obama, negli Stati Uniti, ha lanciato un segnale preciso, concedendo la grazia a 95 detenuti per reati connessi alla droga.
Come si può risolvere questa situazione?
Una democrazia contiene, per fortuna, degli anticorpi: si chiamano interrogazioni consiliari e parlamentari.