video suggerito
video suggerito

Carla Caiazzo parla con i giudici: “Ditemi come sta la mia piccolina”

Carla Caiazzo, cui il compagno diede fuoco all’ottavo mese di gravidanza, è stata sentita dai giudici che indagano per tentato omicidio. La donna è ancora ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli. Ha chiesto della bimba fatta nascere dai medici. Sul suo aggressore ha detto: “Sì, era violento”.
A cura di An. Mar.
83 CONDIVISIONI
Immagine

Ha parlato per la prima volta con i giudici dalla stanza del reparto rianimazione dove è ricoverata dallo scorso febbraio con gravissime ustioni sul corpo. Carla Caiazzo, 39enne bruciata viva dall'ex compagno Paolo Pietropaolo mentre era incinta di 8 mesi, nella loro casa di Pozzuoli, ha chiesto immediatamente della sua bimba, la piccola Giulia Pia, venuta al mondo prematura grazie a un cesareo d'urgenza che le ha salvato la vita. "Come sta la mia piccolina?2 ha chiesto agli inquirenti prima di informarsi sulle sorti dell'uomo che l'ha ridotta in quelle condizioni, e che ora deve rispondere di tentato omicidio: "Sì, era un personaggio violento – ammette Carla – che fine ha fatto? L'avete arrestato?". Queste sono state le poche frasi che è riuscita a pronunciare di fronte ai magistrati del pool guidato dall'aggiunto Vincenzo Piscitelli.

Intanto resta in carcere Paolo Pietropaolo, che ora deve difendersi da molteplici accuse tra cui tentato omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà, stalking. I fatti risalgono allo scorso febbraio: al culmine di una lite il quarantenne cosparse l'ex compagna di liquido infiammabile e le diede fuoco, mentre aspettava la loro bimba. Un gesto sulla cui volontarietà punta l'accusa, che infatti ipotizza un tentato omicidio premeditato. Pietropaolo avrebbe voluto uccidere la compagna, una intenzione confermata da alcune lettere agli atti dell'inchiesta. La tesi sostenuta dai legali del quarantenne si basa invece sulla perdita di controllo dovuta a un raptus, di fronte alla annunciata intenzione della donna di lasciarlo.

Familiari e amici della donna riferiscono invece che da tempo la donna era vittima di telefonate intimidatorie, pedinamenti, aggressioni tanto "da indurla in alcune occasioni a contattare i suoi familiari per informarli del tragitto che avrebbe percorso e degli orari per trovare assistenza in caso di aggressione". "In un'occasione – si legge nelle testimonianze raccolte – la ragazza era stata costretta a chiudersi in casa della madre a Pozzuoli, per sfuggire all'ennesima sfuriata». Stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, la donna era stata anche bloccata in strada mentre era alla guida della sua auto, di fronte alla vettura del compagno messa di traverso, poi in un'altra occasione fu addirittura costretta «a correre in direzione della caserma dei carabinieri".

83 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views