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Bitcoin usati per comprare droga: arrestati baby spacciatori a Caserta

La banda, 11 ragazzi di cui 6 minorenni, è stata smantellata dai carabinieri di San Prisco (Caserta); per i 5 maggiorenni è arrivata l’ordinanza di custodia cautelare, 3 in carcere e 2 ai domiciliari. Spacciavano marijuana e hashish tra Santa Maria Capua Vetere e i comuni limitrofi; la droga veniva comprata su Internet e pagata in Bitcoin e per sviare le indagini usavano Surespot, un sistema di chat criptato.
A cura di Nico Falco
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Una banda di baby spacciatori, 11 tra pusher e capo, 6 dei quali anche minorenni. Compravano la droga su Internet, la pagavano coi bitcoin e se la facevano arrivare per posta, e per comunicare tra loro usavano Surespot, un sistema simile a Whatsapp che codifica le chat. I loro clienti erano i coetanei, che agganciavano nei luoghi della movida offrendo il “pacchettino” di marijuana già confezionato. Ma se la crittografia li metteva al riparo dalle intercettazioni, nulla hanno potuto contro le indagini “vecchio stampo”, quelle in strada, orecchio a terra e occhi aperti. Il gruppo è stato sgominato dalle indagini dei carabinieri di San Prisco (Caserta), che hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei 5 componenti maggiorenni del gruppo, che hanno tra i 22 e i 28 anni: sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di detenzione di stupefacenti in concorso; per tre di loro è stata disposta la custodia in carcere, gli altri due sono finiti agli arresti domiciliari. I fatti contestati risalgono al periodo 2015-2016, come capo è stato individuato il 22enne Vladislav Stoica.

I 6 minorenni sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli. I militari hanno ricostruito il modus operandi della banda, che spacciava marijuana hashish a Santa Maria Capua Vetere e nelle zone limitrofe, scegliendo i luoghi di aggregazione dei ragazzi.

Durante le indagini i carabinieri hanno appurato che il capo comunicava con gli altri non solo tramite telefonate, ma anche tramite Surespot, dove i messaggi venivano codificati, e si occupava dell'approvvigionamento. La droga, non avendo il gruppo un vero e proprio canale di rifornimento, veniva in parte comprata su Internet: gli acquisti venivano effettuati con accordi su web e spedita per lo più dal nord Italia, e il pagamento veniva effettuato in Bitcoin per renderlo non tracciabile.

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