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Caserta, la madre di Marco Mongillo: “Mio figlio non è stato ucciso durante un gioco”

“No, mio figlio è stato ucciso a sangue freddo. Il ragazzo che ha sparato si è costituito e ha parlato di un gioco. Lui si difende e dà la sua versione, ma mio figlio non è morto per gioco”, racconta la mamma di Marco Mongillo, il pizzaiolo ventenne ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il ragazzo che ha sparato, Antonio Zampella, ai carabinieri ha detto: “Abbiamo fumato uno spinello e bevuto spumante, poi il gioco con la pistola”.
A cura di Enrico Tata
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"Mio figlio non è stato ucciso durante un gioco. Voglio giustizia". A parlare è la mamma di Marco Mongillo, pizzaiolo di 20 anni di Caserta ucciso, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, con un colpo di pistola alla testa mentre giocava con un amico alla roulette russa. Maria, la mamma, non crede però a questa versione dei fatti.  "Lui non avrebbe mai partecipato ad un gioco così assurdo, non avrebbe rischiato la vita alla roulette russa. Lui lavorava da quando aveva tredici anni, amava la vita. Chi lo ha ucciso deve pagare", dichiara a Il Mattino, mentre a la Repubblica dice: "Mio figlio è stato ammazzato volontariamente. Voglio giustizia. Ci costituiremo parte civile al processo. Lo devo a mio figlio che era un bravo ragazzo".

"Marco la vita se la faticava e non l'avrebbe sprecata così", racconta ancora la donna al Mattino. "Io non credo assolutamente alla versione dell'assassino di mio figlio, alla storia del gioco finito in tragedia. Mio figlio non era tipo da farsi coinvolgere in un gioco senza senso. Era un ragazzo prudente", aggiunge. "No, mio figlio è stato ucciso a sangue freddo. Il ragazzo che ha sparato si è costituito e ha parlato di un gioco. Lui si difende e dà la sua versione, ma mio figlio non è morto per gioco, per mio figlio la porta di casa non si aprirà più: è morto per la follia di uno schizzato".

Per l'omicidio di Marco Mongillo è stato fermato il 19enne Antonio Zampella, amico del ragazzo. I due erano andati a trovare il fratello di Antonio, Umberto Zampella, nell'appartamento in via dei Cappuccini, in zona Rione Santa Rosa a Caserta. Là, stando a quanto confessato da Antonio Zampella, sarebbe partito il colpo di pistola mentre i tre stavano giocando alla roulette russa.

Il racconto dell'amico: "Uno spinello, poi la roulette russa"

La versione resa dal 19enne Zampella ai carabinieri parla di un gioco finito male, dopo aver fumato assieme uno spinello e bevuto dello spumante. Non si sarebbe però trattato di una vera e propria roulette russa. Sarebbe stato infatti solo l'amico di Marco a sparare con la pistola che aveva comprato a Castelvolturno: dapprima l'ha posata sulla propria tempia premendo per due volte il grilletto. Poi ha ripetuto il "gioco" sulla fronte di Marco: ma purtroppo in questo caso il proiettile è uscito davvero, uccidendo il ventenne. La versione di Antonio Zampella è adesso al vaglio dei carabinieri.

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