731 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Caserta, le poesie della bimba seviziata e stuprata dai genitori: “Senti papà” e “Tristezza”

Componimenti toccanti e dolorosi che per il Gip costituiscono una testimonianza spontanea. Con le poesie, le dichiarazioni dei vicini e i video, le evidenze sono tali da promettere una rapida chiusura delle indagini.
A cura di Redazione Napoli
731 CONDIVISIONI
Immagine

Veniva legata al letto e colpita a cinghiate su tutto il corpo, anche sul volto, subiva docce bollenti e abusi sessuali. Erano queste le violenze che un'adolescente originaria di Caserta ha sopportato tra le abitazioni di Cellole e Mondragone almeno dal 2007 al 2015, ossia da quando aveva otto anni. Gli aguzzini erano il patrigno e la madre. Quando la ragazzina provava a parlare con la mamma e a denunciare le violenze sessuali del patrigno, veniva definita bugiarda e nuovamente picchiata. E' stata un'insegnante a raccogliere la confessione della giovane ed è stata sempre la docente a far partire le indagini che hanno portato la famiglia a rendersi irreperibile in Francia. Poi l'Interpol e l'arresto, con la donna che è ai domiciliari e l'uomo che invece è stato tradotto nel carcere di Torino. Agli inquirenti tutto sembra sufficientemente chiaro anche grazie video che raffigurano scene di sesso violento e che lasciano ipotizzare il coinvolgimento di altre vittime. La giovane, oggi sedicenne, ha fornito ulteriori dettagli durante l'incidente probatorio e probabilmente non dovrà subire un altro interrogatorio.

A parlare, poi, ci sono i suoi quaderni, luoghi di evasione e confessione,  di una desiderata adolescenza "normale" e di un'infanzia distrutta. "Senti papà" è la poesia che la giovane rivolge al patrigno: "ormai sono cresciuta – scrive la vittima – e tu non ti penti di ciò che hai fatto? Io ti auguro di crepare, di andare all’inferno, più veloce che mai". In "Tristezza", un secondo componimento, la ragazza si rivolge ad entrambi i genitori: "La cosa più brutta  è che voi sembrate essere felici della mia tristezza" e "pensate che io non sia un essere umano, voi pensate che io sia un robot, una pietra". Si tratta di documenti che non raccontano solo un dramma, ma, osserva il Gip, rappresentano anche una testimonianza spontanea che si va ad aggiungere a quelle di parenti e vicini che hanno spiegato che la vittima "veniva tenuta quasi segregata".

731 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views