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Caso De Luca, la Scognamiglio: “Non ho violato i miei doveri per uomo che non amo”

In una memoria di dieci pagine inviata al Csm, il giudice Anna Scognamiglio, coinvolta nell’inchiesta su una presunta concussione che riguarda anche De Luca, afferma che la sentenza sul governatore “era scontata” e qualsiasi tentativo di induzione “sarebbe stato puerile”. Sui presunti messaggi al marito, l’avvocato Guglielmo Manna, subito dopo l’esito della sentenza, precisa: “Inipotizzabile che abbia disatteso i doveri di magistrato per favorire la carriera di un uomo che non amo”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il giudice Anna Scognamiglio, coinvolta nell'inchiesta per presunta concussione riguardante la sentenza che ha permesso l'insediamento del governatore Vincenzo De Luca alla Regione Campania – giudicando illegittima la sospensione dalla carica per effetto della legge Severino -, ha scritto alla prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura, che il prossimo 25 novembre l'ascolterà per decidere in merito al suo trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale. Nella sua memoria (di dieci pagine) sono due gli elementi chiave. In primo luogo Scognamiglio parla della sentenza De Luca come di una "sentenza scontata", il cui esito era "ben noto a tutti", affermando dunque che "qualsiasi tentativo di induzione nei suoi confronti" sarebbe stato inutile, "addirittura puerile".

Scognamiglio: "La sentenza su De Luca era scontata"

Ma la memoria scritta dal magistrato entra poi anche nei suoi rapporti interpersonali col marito, l'avvocato Guglielmo Manna, al quale secondo l'accusa il magistrato avrebbe subito riferito l'esito della sentenza tramite sms – il famoso messaggio "È fatta" – permettendo in questo modo a Manna di riferire la sentenza all'ex capo della segreteria regionale di De Luca Nello Mastursi, con cui secondo l'accusa Manna avrebbe negoziato un incarico di prestigio nella Sanità, in cambio dell'intercessione della moglie. Un'ipotesi che secondo il giudice non sussiste, considerando la sua situazione familiare con Manna (i due vivrebbero in pratica da separati in casa): "I rapporti con mio marito erano tali da rendere inipotizzabile che io abbia potuto disattendere i più elementari doveri di magistrato per favorire la carriera di un uomo che non amo e che ha ferito la mia dignità", ha scritto Scognamiglio ai suoi colleghi del Csm.

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