Il caso Flora Beneduce: Vincenzo De Luca imbarca la consigliera che si siede al tavolo del clan Puca?
Ci sono tre importantissime righe nell'ordinanza "Antemio", lavoro mastodontico della Procura di Napoli grazie al quale, qualche giorno fa, sono stati arrestati quasi 60 tra camorristi, faccendieri, prestanome e imprenditori , fra cui i tre fratelli di Luigi Cesaro (lo stesso senatore di Forza Italia è indagato). Sono in un brogliaccio (inserito a pieno titolo nell'atto d'accusa) prodotto dal Ros dei carabinieri e datato 8 febbraio 2018: i militari tengono sotto sorveglianza un mobilificio di Sant'Antimo, comune alle porte di Napoli. Sant'Antimo è il cuore del sistema scardinato, è la location degli affari che intrecciano politica e camorra (tra le accuse ai vari indagati ci sono infatti associazione mafiosa, concorso esterno, corruzione elettorale, estorsione e turbata libertà degli incanti). In questo mobilificio, di proprietà di Francesco Di Lorenzo, avviene un incontro cui «partecipavano tra gli altri, oltre il proprietario dell'immobile, Michele Vergara, Luigi Puca, e Flora Beneduce». Il primo, già consigliere comunale a Sant'Antimo è il cognato di Aniello Cesaro, il secondo è il figlio del boss Pasquale Puca, nonché astro nascente dell'organizzazione malavitosa.
La riunione è per parlare di elezioni. Tant'è che gli inquirenti riportano anche quanto avvenuto il giorno dopo, ovvero il 9 febbraio 2018: la polizia giudiziaria intercetta una conversazione sempre nel mobilificio, tra Francesco Di Lorenzo e Corrado Chiariello. Quest'ultimo è il candidato sindaco del centrodestra alle Elezioni Comunali di Sant'Antimo del 2017. Nell'intercettazione Chiariello raccontava di essere stato avvicinato qualche giorno prima da Luigi Cesaro che gli aveva chiesto il sostegno alle elezioni per il senato per Flora Beneduce (non indagata), ovvero proprio la consigliera regionale che aveva partecipato al summit con Puca e Di Lorenzo il giorno prima.
L'ordinanza della Procura di Napoli con blitz e arresti viene eseguita all'alba del 9 giugno 2020. Da quel momento in poi il nome della Beneduce – non indagata – vola veloce di bocca in bocca nei palazzi della politica regionale. Ventiquattr'ore dopo l'esponente politica berlusconiana fa sapere alla stampa di aver lasciato Forza Italia. Annuncia anzi l'intenzione di sostenere Vincenzo De Luca. «Parlo da medico – dice -. Non posso non riconoscere che De Luca ha lavorato incessantemente per proteggere la Campania dalla avanzata della pandemia».
Beneduce fa l'operazione con una tempistica che non può non risultare quanto meno strana, inconsueta. L'ipotesi, nient'affatto peregrina, è quella che abbia voluto consolidare il cambio di casacca prima di eventuali polemiche interne alla coalizione sull'opportunità di imbarcare un nome diventato così ingombrante.
De Luca tace, ma intanto già a sinistra approfittano per le stilettate. Inizia le danze Viola Carofalo di Potere al Popolo: «No, io dico, ma ci rendiamo conto? Cesaro può essere ancora senatore. La Beneduce può ancora essere candidata. De Luca e il PD accolgono a braccia aperta questa gente… E tutti stanno zitti». Nei prossimi giorni inizierà il martellamento: sinistra, Movimento 5 Stelle, De Magistris. De Luca incasserà? L'adagio secondo il quale Parigi val bene una messa vale anche sotto la linea del Garigliano?