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Chiaia, il fascino senza tempo della “spiaggia olimpica” di Napoli

Il suo nome significa spiaggia e la sua bellezza lascia senza fiato proprio come quando si è davanti al mare a contemplare l’azzurro. Questo antico quartiere partenopeo ha incantato e incanta ancora popoli e culture diverse con il suo irresistibile connubio tra natura e storia.
A cura di Arianna Esposito
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È alla cultura latina che la città di Napoli deve molto tra cui anche il significato del nome di una delle vie più frequentate ed antiche della città. Parliamo di Via Chiaia, la zona che si estende dall'attuale Piazza Trieste e Trento, si prolunga a Mergellina e annovera tutta la fascia costiera di S. Lucia e della riviera.
L'etimologia del nome Chiaia va ricercata nella parola latina "plaga", che tradotta in italiano significa spiaggia, fin dall'antichità, infatti, i latini chiamavano questo litorale "Plaga Olimpica" successivamente fu chiamato Plaja dallo spagnolo che si è poi trasformato in "chiaja" nel dialetto napoletano. Non è un caso quindi se su alcune lapidi del quartiere si nota ancora la dicitura Chiaja mentre su altre il quartiere è semplicemente Chiaia.

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Tra il mare e la collina

L'antico borgo di Chiaia sorgeva stretto tra il mare e la collina del Vomero e si sviluppò, parallelamente alla costa, lungo due direttrici: una affacciata sul mare, la Riviera di Chiaia appunto, e l’altra interna, costituita da stradine antiche, vico Belledonne, via Santa Teresa, piazzetta Ascensione, che rappresentano quindi la parte più antica del quartiere.

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Si trattava quindi di un borgo al di fuori delle mura cittadine, ornato da giardini, alberi e fontane, così come voluto dal Viceré duca di Medina nel 1692. La zona conservò questo aspetto sotto i normanni, gli svevi, gli angioini e gli aragonesi, e fu soltanto dopo la venuta di Carlo V che si cominciarono a costruire case signorili , ville, palazzi e chiese. Il borgo cominciò ad assumere le sue linee attuali solo dopo la metà del ‘500 sotto il vice reame di Don Pedro di Toledo che fu l'ideatore del nuovo piano regolatore della città.

Il Risanamento

Via Caracciolo vista dal mare
Via Caracciolo.

"Bisogna sventrare Napoli!" con queste parole Agostino De Pretis, Presidente del Consiglio nel 1884, annunciava il rivoluzionario piano urbanistico che avrebbe interessato la città. L'intervento, ipotizzato sin dalla metà dell'Ottocento, fu portato a compimento a seguito di una gravissima epidemia di colera, avvenuta nel 1884 e sotto la spinta del sindaco di allora, Nicola Amore, nel 1885 fu approvata la Legge per il risanamento della città di Napoli e il 15 dicembre 1888 venne fondata la Società per il Risanamento di Napoli. L'idea era quella di riedificare i principali quartieri cittadini, sollevandoli dal degrado non solo culturale ma soprattutto igienico che era stato tra le principali cause del colera. Tra i quartieri interessati ci fu anche quello di Chiaia, la cui colmata, portò alla sistemazione della zona costiera, alla realizzazione di via Caracciolo e alla costruzione del Rione Amedeo e di via dei Mille.

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