Nicola Cosentino condannato a 4 anni per corruzione
La condanna è arrivata: Nicola Cosentino dovrà scontare quattro anni di carcere. La sentenza è stata pronunciata dal tribunale di Napoli Nord che ha riconosciuto l'ex segretario all'Economia colpevole di aver corrotto un agente penitenziario del carcere di Secondigliano. Il legale di Cosentino, Agostino De Caro, coadiuvato da Stefano Montone, ha commentato il dispositivo dopo la lettura da parte della Corte: "Presenteremo certamente appello perché riteniamo questa decisione giuridicamente errata". Si tratta della prima sentenza di condanna per l'ex sottosegretario, imputato anche nel procedimento per concorrenza illecita riguardante il monopolio della distribuzione di carburante nel Casertano.
Il carcere e l'inchiesta per tentata corruzione
Cosentino era imputato nell'ambito di un processo che aveva portato alla condanna proprio dell'agente Umberto Vitale (4 anni e 8 mesi) e per la moglie e il fratello di Cosentino, Marisa (2 anni e 4 mesi) e Giuseppe Esposito (tre anni e due mesi). Per l'ex esponente del Pdl, presente in aula con i due figli, si tratta della prima condanna nell'ambito dei cinque procedimenti in cui risulta imputato. Umberto Vitale, secondo l'accusa, avrebbe favorito Cosentino introducendo in carcere beni il cui ingresso non era consentito, come generi alimentari, capi d'abbigliamento e anche un iPod, e ricevendo in cambio favori, in particolare soldi e un posto di lavoro. Il pm del tribunale di Napoli Nord, Paola Da Forno, aveva chiesto sei anni senza attenuanti. Cosentino, a differenza degli altri imputati che avevano optato per il rito abbreviato, è stato l'unico ad aver scelto la strada del rito ordinario.
L'inchiesta sulla presunta corruzione dell'agente da parte di Cosentino era scaturita dal periodo di detenzione cui era stato sottoposto nell'ambito di un altro processo: in quel caso l'ex deputato era accusato di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica relativamente alla vendita di carburanti. Cosentino, il 5 maggio scorso, negò durante l'esame di aver ricevuto favori nel carcere di Secondigliano, ma la vicenda gli costò il trasferimento nel carcere di Terni dove si trovava fino a dieci giorni fa quando ha ottenuto i domiciliari fuori regione. Attualmente è imputato in altri due processi, tra cui il più importante per concorso esterno in associazione camorristica, in quanto ritenuto dalla Dda di Napoli "referente nazionale dei Casalesi". Infine è imputato a Roma nel processo sulla cosiddetta P3.