Chiude Ospedale Incurabili: chi è la fondatrice Maria Lorenza Longo che lo fondò nel ‘500
Se ne venne dalla Spagna per cambiare le sue sorti e quelle di un'intera città. Il suo nome originale era Maria Requenses, trasformato poi col suo arrivo a Napoli, e col matrimonio, in Maria Lorenza Longo. Una nobildonna iberica, nata nel 1463, che a soli vent'anni sposto un funzionario di re Ferdinando II d'Aragona, tal Giovanni Longo, che in vecchiaia morendo la lasciò sola. Nel 1509 la Longo rimase vedova, a Napoli, da qui la decisione di chiudersi in convento e dedicare il resto dei suoi anni alla fede e al sostegno degli altri, soprattutto gli infermi. Fondò persino un ordine di suore di clausura da una costola del movimento francescano, la Clarisse Cappuccine dette le "Trentatré", che trovarono rifugio nel monastero di Santa Maria di Gerusalemme dove oggi ne sono conservate preziose reliquie, a due passi da quello che, probabilmente, fu il capolavoro di una vita.
Nel 1522, infatti, Maria Lorenzo Longo, la "madama" spagnola riuscì nell'impresa mirabile di inaugurare l'Ospedale degli Incurabili, oggi noto soprattutto per le tristi cronache e per la chiusura più che paventata in seguito ai problemi di natura strutturale che lo affliggono. Una struttura che cinque secoli fa era un'eccellenza, un luogo creato per le partorienti, un posto speciale dove le donne potessero sentirsi al sicuro, sia che fossero sposate, sia che non lo fossero. Un esempio di civiltà e di progresso che da Napoli insegnava al mondo il rispetto per le donne, qualsiasi fosse il loro status e che oggi sta – letteralmente – cadendo a pezzi.
Non è un caso che nell’ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili fu fondato il primo dipartimento di maternità abbellito da affreschi che ispirano un senso di calma e serenità, in un'epoca lontanissima dagli attuali indirizzi, anni in cui morire di parto era una possibilità elevatissima. Fu in questo che la figura di Maria Longo trovò l'intuizione che bisognava creare attorno alle partorienti un clima di serenità e di pace in un momento così delicato. Ed è per questo che fa così impressione oggi vedere che un tale esempio di civiltà, in una città come Napoli, sia ridotto alla distruzione e in futuro alla chiusura.