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Cibo d’asporto e a domicilio sarà ancora vietato in Campania. De Luca: “Troppo pericoloso”

Il cibo da asporto e le consegne a domicilio di cibo dalle attività di ristorazione saranno ancora vietate in Campania. Lo ha ribadito il presidente Vincenzo De Luca in diretta su Facebook. Il servizio potrebbe essere ripristinato successivamente, ha spiegato, ma soltanto se lo permetterà l’andamento dell’epidemia, senza lasciarsi influenzare da pressioni.
A cura di Nico Falco
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Il cibo da asporto e la consegna a domicilio non verrano ripristinati in Campania, perché sarebbe "troppo pericoloso". Lo ha ribadito il presidente Vincenzo De Luca in diretta su Facebook, spiegando che è allo studio una soluzione per consentire nuovamente il delivery ma che una decisione verrà presa esclusivamente sulla base dei dati che arriveranno sulla diffusione dell'epidemia, e non in conseguenza di pressioni. In Campania, ha aggiunto il Governatore, le misure restrittive verranno tolte appena sarà possibile, non resteranno oltre, ma nemmeno verranno annullate in anticipo.

"Le panetterie non potevamo chiuderle – ha detto De Luca – e non avranno il contributo di 2mila euro. Lo avranno coloro che sono rimasti chiusi per disposizioni sanitarie. Stiamo ragionando in queste ore sulla possibilità di anticipare l'attività di consegna a domicilio, ma la decisione la prenderemo sulla base dell'andamento dell'epidemia. Dobbiamo avere la forza di resistere a tutte le pressioni. L'ordinanza del Governo resta in vigore".

Il contributo andrà quindi alle pizzerie, ma anche agli altri locali chiusi e alle librerie, che in Campania non riapriranno in quanto "possono essere un luogo di aggregazione incontrollata". La linea della Regione è quella di "evitare che per un eccesso di fretta si aprano delle attività oggi per chiuderle domani. Stiamo ragionando su qualche apertura e qualche flessibilità in più, se le autorità sanitarie saranno d'accordo lo faremo con grande piacere".

La questione del cibo d'asporto era stata sollevata nei giorni scorsi, in merito alle richieste partite da diversi ristoratori che hanno lanciato un appello perché in regione si potesse riprendere con la consegna a domicilio; una boccata d'aria per le tante attività che, obbligate alla chiusura, riuscirebbero in questo modo a garantirsi almeno una entrata, seppur limitata. Tra i promotori dell'appello c'è anche il pizzaiolo Gino Sorbillo, che ha detto nelle scorse ore che probabilmente per i mancati incassi dovuti all'epidemia dovrà chiudere quattro pizzerie; all'annuncio di Sorbillo aveva risposto, con una lettera aperta, anche l'ex consigliere comunale Raffaele Ambrosino.

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