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Ciro Rigotti, detenuto malato terminale morto a Napoli: la famiglia presenta esposto in Procura

Ciro Rigotti è morto lo scorso 18 ottobre a casa sua, a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dopo un calvario durato mesi: il 62enne, detenuto malato terminale di cancro, ha dovuto lottare per vedergli accordato il diritto di morire nella sua abitazione. Ora, la sua famiglia ha deciso di presentare un esposto alla Procura partenopea per verificare come sia stato gestito tutto l’iter della sua malattia, dalla diagnosi alle cure che gli sono state fornite, sia nel carcere di Poggioreale che all’ospedale Cardarelli.
A cura di Gaia Martignetti
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Parco Conocal, quartiere Ponticelli, Napoli. Ad aprirci la porta è Nunzia Rigotti, tra le mani stringe una cartella clinica, diagnosi, visite e dati in cui sono raccontati gli ultimi mesi di vita di suo padre Ciro, detenuto di Poggioreale, malato terminale, che ha lottato per morire a casa nel suo letto e non in una cella. Della sua vicenda Fanpage.it se n’è occupata a settembre, fino al momento in cui Rigotti si è spento tra le braccia di sua figlia, a casa, a causa di un tumore. Ora, in quella stessa casa, Nunzia ci spiega che il suo avvocato, Bruno Carafa, ha presentato un esposto alla Procura di Napoli, perché verifichi com’è stato gestito il paziente e « se ci siano state negligenze dal momento della diagnosi a quello delle cure. In materia di neoplasia, il tempo d’intervento è vita», aggiunge l’avvocato Carafa, che sottolinea come non si punti il dito contro nessuno, con questo esposto. «L’ho promesso a mio padre in punto di morte. Non lo faccio solo per lui, ma per tutti. Tutti dovremmo avere il coraggio di cercare la verità, dovremmo diventare una sola famiglia. Non dico che si sarebbe salvato, prosegue Nunzia, ma magari avrebbe potuto vivere qualche mese in più».

Ciro Rigotti è morto il 18 ottobre dopo un interminabile pellegrinaggio tra il carcere di Poggioreale, dove stava scontando una pena di 9 anni per spaccio e l’ospedale Cardarelli. Prima della sua morte in tanti avevano chiesto che gli fossero concessi gli arresti domiciliari, per permettergli di morire a casa. Otterrà prima i domiciliari ospedalieri il 4 ottobre nel reparto cure palliative del Cardarelli. Aveva bisogno di cure che altrove non avrebbe potuto ricevere. Pur riconoscendo questa verità, in tanti poi chiesero che potesse lasciare quel letto d’ospedale, tra cui anche il garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello che, proprio ai microfoni di Fanpage.it, arrivò a parlare di un recluso che «illegittimamente si trova, in quelle condizioni, agli arresti domiciliari ospedalieri». Il 16 ottobre dopo estenuanti lotte, Rigotti torna a casa, morendo due giorni dopo. A sollevare il caso fin dalle prime ore, è stato l’attivista per i diritti dei detenuti Pietro Ioia, oggi ancora accanto alla famiglia Rigotti per lanciare un appello alla politica.

«Spero possano appoggiare la denuncia di Nunzia. Bisogna fare rete». Rigotti negli ultimi mesi di vita, come testimoniato anche in alcuni video pubblicati da Fanpage.it, aveva perso peso e chiedeva solo di poter tornare a casa. La figlia più volte aveva ribadito che il padre aveva sbagliato e che era giusto pagasse, «ma non in questo modo». Oggi Ciro Rigotti avrebbe compiuto 64 anni e Nunzia si dice quasi certa che suo padre non avrà giustizia.

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Giornalista professionista e Videoreporter a Fanpage.it dal 2018. Oggi sono Vice capo dell'area video del giornale. Prima la Stampa, Il Fatto Quotidiano e altre cose. Menzione speciale per il premio “Mimmo Ferrara” nel 2021, per il lavoro durante la pandemia da Covid -19. Nel 2022 ho vinto il premio "Mario Sarzanini" per l'inchiesta a puntate, da infiltrata, nella galassia No Vax e No Green Pass e per l'inchiesta "Croce Nera", sulla gestione delle ambulanze private negli ospedali napoletani.
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