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Covid 19

Concessi i domiciliari alla detenuta di Pozzuoli che deve assistere i figli

Arrivato l’epilogo per la vicenda della detenuta che aveva bisogno di accudire i figli malati, che ha potuto lasciare il carcere di Pozzuoli tornando a casa. Decisivo, dopo il reclamo del Pm, l’istanza del suo avvocato che aveva fatto ricorso al 47 quinquies e a una sentenza della Corte Costituzionale. Il Garante Ciambriello: ” Che bello trattare le persone detenute come persone”
A cura di Gaia Martignetti
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[Foto di repertorio]
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Il 27 marzo le porte del carcere di Pozzuoli si sono aperte per una detenuta che, liberamente, potrà assistere i suoi figli affetti da Emofilia di tipo A. La sua storia l'aveva raccontata Fanpage.it qualche giorno fa, quando a fronte di tre permessi settimanali, e alla soluzione, proposta dal magistrato di Sorveglianza, di godere di un "permesso di necessità prolungato" nella sua casa in regime di detenzione domiciliare, aveva fatto seguito un reclamo del Pm. Tuttavia, il giudice di Sorveglianza ha accolto l'istanza dell'avvocato Andrea Scardamaglio e da ieri la detenuta è agli arresti domiciliari. Scardamaglio aveva fatto ricorso all'articolo dell'ordinamento penitenziario 47 quinquies che prevede la misura alternativa alla detenzione per le detenute che sono madri. Inoltre una sentenza della Corte Costituzionale estende la possibilità anche alle madri con figli disabili.

Il reclamo opposto dalla Procura aveva destato diversi dubbi, tra cui quello del Garante dei Detenuti Campano Samuele Ciambriello. La misura detentiva alternativa proposta in un primo momento sarebbe stata infatti in linea con un'altra esigenza, quella non solo di salvaguardare la salute dei figli della donna, che hanno meno di 10 anni. Uscire e rientrare da un istituto penitenziario, in piena emergenza Covid -19, significa esporsi a un possibile contagio, ma anche quindi portare potenzialmente il virus all'interno del carcere.  La notizia della detenzione domiciliare, commenta Ciambriello è "un provvedimento monocratico del magistrato di Sorveglianza senza limiti di tempo. Si sono coniugate insieme emergenza Coronavirus, sensibilità e interpretazione corretta e non frettolosa della legge e delle sentenze. Che la vita ci restituisca gli abbracci. Che bello, prosegue,  trattare le persone detenute come persone. Una scelta coraggiosa e coerente del magistrato di Sorveglianza verso una diversamente libera che deve scontare alla detenzione domiciliare una pena lunga, ma in un clima di sofferenza-dolore per i figli e di responsabilità per lei".

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