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Covid19, l’infermiere del Cotugno guarito: “Dura trovarsi dall’altra parte. Ho avuto paura”

Lino Romano, da 20 anni infermiere all’Ospedale Cotugno di Napoli, in poco tempo è passato da operatore che curava i contagiati del Coronavirus ad infetto. Ma dopo un mese è guarito e, come racconta in un video a Fanpage.it, ieri è stato dimesso, accolto all’uscita dalla stanza di isolamento tra l’applauso dei suoi colleghi in corsia: “Ce l’ho fatta grazie alle loro cure e coccole”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“All'improvviso ti trovi dall'altra parte della barricata. Da infermiere che lotta in prima linea contro il Covid19 ti ritrovi paziente e cominci a rivedere tutte le immagini di quando hai curato gli ammalati. Però questa volta ti senti tu la parte debole e devi avere i nervi saldi. Per un paio di giorni ho avuto paura di non farcela. Questa malattia ha diverse fasi, e dal sesto al decimo giorno c'è il pericolo che la situazione possa peggiorare a livello polmonare. Per fortuna non è stato così. Ce l'ho fatta grazie alle cure e alle coccole dei miei colleghi e dei medici. Ma l'isolamento, soprattutto all'inizio, è stato molto duro da sopportare”. Lino Romano, da più di 20 anni è un infermiere all'Ospedale Cotugno di Napoli, specializzato per la cura delle malattie infettive. In poco tempo è passato da operatore che curava i contagiati del Coronavirus ad infetto. Ma dopo un mese è guarito e, come racconta in un video a Fanpage.it, ieri è stato dimesso, accolto all'uscita dalla stanza di isolamento tra l'applauso dei suoi colleghi in corsia. Niente abbracci, ma tanti sorrisi, e uno strofinarsi i gomiti.

Qual è la prima cosa che ha fatto quando è uscito dall'ospedale?

“Ho alzato la testa al cielo e tirato una boccata d'aria infinita. Come si fossi tornato a respirare a pieni polmoni. È stato difficile affrontare la malattia. Da operatore sanitario impegnato in prima linea in lotta contro il Covid19 mi sono trovato dall'altra parte della barricata. Dopo qualche giorno di febbricola ho avuto il sentore di essere contagiato e mi sono sottoposto al tampone, che come sospettavo è risultato positivo. Da qui è nata la mia trafila: il ricovero che ho vissuto nel mio reparto dove lavoro. Con le coccole dei miei colleghi oltre alle cure”.

Come ha vissuto l'isolamento?

“L'isolamento è stato molto duro da sopportare. All'inizio ero solo in stanza. Poi, col passare dei giorni, è arrivata la compagnia di un altro paziente, poi dimesso, e poi un secondo paziente. Ed è diventato meno angosciante”.

Qual è stato il momento più difficile?

“La fase è iniziale è stata dura, quando non riuscivo a negativizzare il tampone e quindi ho avuto un po' paura, perché verso la settima-decima giornata questo virus ci ha insegnato che comincia a dare problemi seri e temevo di peggiorare e dover affrontare da un momento all'altra la parte drammatica della malattia, che per fortuna non è avvenuta”.

Cosa si prova a passare da infermiere a paziente di Coronavirus?

“All'improvviso ti trovi dall'altra parte e quindi cominci a rivedere tutte le immagini di quando tu hai fatto qualcosa per gli altri e ti senti la parte debole del rapporto operatore sanitario paziente e devi avere nervi saldi. Ho rivissuto il momento in cui ero negativo e lavoravo, durante la parte peggiore del picco, quando i reparti e le rianimazioni erano pieni e non sapevamo come gestire i pazienti. In quel periodo la cosa che mi ha segnato di più è quando è stato intubato un paziente, ma non si trovava posto in ospedale. Siamo stati con lui nella camera a pressione negativa per un'ora a ventilarlo, nell'attesa che si liberasse un posto in un ospedale”.

C'è stato un momento in cui ha avuto paura di non farcela?

“Per qualche giorno, forse un paio di giorni. Questa malattia ha fasi, dal sesto al decimo giorno c'è pericolo che la situazione possa peggiorare a livello polmonare. Mi è venuta un po' di angoscia. Ma sono riuscito a gestirla a livello mentale”.

Ha mai avuto paura di poter contagiare i suoi familiari?

“Certo, è una paura che ci accompagna sempre. Di portare a casa qualcosa che possa far male ai tuoi cari. Quando mia figlia ha cominciato ad avere febbre ho temuto il peggio. Poi per fortuna proprio oggi il tampone è risultato negativo”.

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