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Covid 19

Covid19, NapoliServizi mette in cassa integrazione 1.622 dipendenti. Palma: “Rischio crac”

La NapoliServizi mette in cassa integrazione 1.622 dipendenti (su 1.624) dal primo maggio per 9 settimane. L’amministratore unico Salvatore Palma: “Strada obbligata, a rischio la tenuta degli equilibri economico-finanziari dell’azienda”. Si useranno i fondi del Decreto Cura. Venanzoni (Pd): “Se era l’unica strada, perché non si è fatto subito, facendo risparmiare soldi al Comune?”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Per evitare il crac legato alla crisi del Coronavirus, la NapoliServizi è costretta a mettere in cassa integrazione 1.622 dipendenti su 1.624, tra operai, impiegati, quadri e dirigenti, per 9 settimane, come prevede il Decreto Cura Italia. Non sono bastati ferie forzate, lavoro agile e riconversione delle linee produttive, come le operazioni straordinarie di sanificazioni di tutti gli immobili comunali, la consegna di libri a casa degli studenti e la gestione del banco alimentare del Comune alla Mostra d'Oltremare. I dipendenti, quindi, dal primo maggio, dovranno sospendere le attività per le successive 9 settimane a rotazione, in base al tipo di mansione svolta e alla natura della sospensione. Potranno essere richiamati in servizio in base ad eventuali necessità “ad oggi non prevedibili, stante la situazione in essere, del tutto straordinaria e mai vissuta prima”. Tre giorni ai dipendenti per far presenti eventuali situazioni. Critico il consigliere comunale Diego Venanzoni (Pd): “Se non c'erano altre soluzioni, perché si è tardato tanto a farlo?”.

I manager NapoliServizi: “Cassaintegrazione o si rischia il crac”

La comunicazione della cassa integrazione da parte dell'azienda è arrivata ieri mattina. Inviata a tutti i sindacati e firmata dall'amministratore unico della società partecipata di proprietà del Comune di Napoli, Salvatore Palma, e dal direttore generale Ciro Turiello. “La situazione venutasi a determinare – scrivono i manager – al netto di tutti gli sforzi compiuti dalla società nella direzione della riconversione produttiva delle attività nel periodo dell'emergenza, delinea comunque condizioni che mettono a rischio la tenuta degli equilibri economico-finanziari dell'azienda”. Pertanto, “la società è obbligata ad assumere ogni opportuna azione tesa alla salvaguardia dei predetti equilibri tanto sul versante della diversificazione delle attività, quanto su quello del contenimento del costo personale”. Per finanziare la cassa integrazione per i dipendenti, quindi, la NapoliServizi farà ricorso al Fondo di Integrazione Salariale per Covi19, messo a disposizione dal Governo.

Molte attività sospese, ma l'azienda ha lavorato

Nei due mesi del lockdown, molte attività della NapoliServizi sono state sospese, perché non era più possibile farle. Come l'accompagnamento di disabili e non autosufficienti o di bimbi a scuola per l'accesso all'istruzione. Le pubbliche affissione e le pubblicità. Ma la società non ha fermato le attività, anzi molte linee di produzione sono state riconvertite. La NapoliServizi ha portato a termine una grande opera di sanificazione di tutte le strutture pubbliche della città di proprietà del Comune, dallo Stadio San Paolo agli uffici delle Municipalità, oltre ad altre strutture importanti come il Teatro San Carlo o il Centro di Prima Accoglienza dei senzatetto. Ha fatto poi le consegne dei libri a casa degli studenti che non possono frequentare la scuola, chiusa per la pandemia. Il 24 aprile, quindi, la NapoliServizi ha presentato al Comune la relazione sulla “contrazione delle attività, fornendo tutte le informazioni assunte sulle misure e su quelle da assumere per preservare gli equilibri gestionali”.

La polemica, Venanzoni (Pd): “Bisognava intervenire prima”

“Il Covid-19 – afferma il consigliere comunale Diego Venanzoni (Pd) – ha solo anticipato le difficoltà economico-finanziarie di un'azienda già in precario equilibrio. Una prima avvisaglia è stata rappresentata dal non chiaro affidamento del Padiglione 6 della Mostra d'Oltremare, dove è stato allestito il deposito dei pacchi alimentari, con l'impiego di personale del Servizio Affissioni e Pubblicità. Non si capisce perché l'azienda sin da subito non abbia fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per alleggerire il costo del personale aziendale in un momento di tale crisi. Una parte del sindacato continua a giocare sulla pelle dei lavoratori, illudendoli e raccontando inesattezze. La verità purtroppo è che senza commesse e con le attività sospese, in questo momento, il Comune di Napoli può non osservare il contratto di servizio. La cassa integrazione – conclude – è lo strumento messo a disposizione dal Governo a cui stanno attingendo tutte le aziende, che però durerà 9 settimane. Ma ci chiediamo come verranno pagati i lavoratori nei mesi successivi? Occorre un'operazione verità. I vertici aziendali hanno il compito di garantire l'equilibrio economico-finanziario e rispondano alle domande del consiglio”.

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