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Crollo in galleria Umberto, il perito: “Responsabilità fu del Comune”

Le responsabilità della manutenzione dell’edificio da cui sono partiti i calcinacci che hanno ucciso il piccolo Salvatore Giordano sono da attribuire al Comune di Napoli. Queste le conclusioni della perizia della Procura nelle indagini che vedono 40 indagati, tra cui tre funzionari di Palazzo San Giacomo, per la tragedia dello scorso 5 luglio in galleria Umberto. Dagli accertamenti degli investigatori emerge anche che negli ultimi nove anni ben sette crolli avevano destato l’allarme dei residenti e delle autorità.
A cura di Angela Marino
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Salvatore Giordano è stato ucciso dal crollo degli stucchi nella galleria la cui manutenzione spettava al Comune di Napoli. Lo stabiliscono le 130 pagine della perizia consegnata da Nicola Augenti, consulente tecnico della Procura di Napoli, ai magistrati. Le responsabilità nella morte dello studente quattordicenne di Marano colpito, il 5 luglio 2014, dalla caduta di un grosso petalo di fiore della decorazione del fregio del palazzo, sono da individuare nella mancata manutenzione dello storico edificio, che spetta, quella, al Comune di Napoli. Conclusioni che confermano quanto ipotizzato dai legali della famiglia Giordano avvocati Angelo e Sergio Pisani e che passeranno al vaglio della Procura, cui spetta l'ultima parola. "Se ci sono responsabilità del Comune nel crollo della Galleria Umberto, chi ha sbagliato pagherà" commenta il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, le cui iniziative per la morte del piccolo Salvatore, ultimi mesi sono state spesso duramente contestate dalla famiglia Giordano.

Sette crolli in nove anni: una tragedia annunciata

Ma la morte del piccolo Salvatore che quella sera si trovava a Napoli con un gruppo di amici per fare una passeggiata, poteva essere evitata? La risposta è nella fitta documentazione acquisita dalla Polizia Giudiziaria. Un fascicolo con denunce, ordinanze sindacali che ordinano il transennamento dell'area e affidano i lavori di manutenzione a privati. Le stesse seguite da comunicazioni di cessato pericolo. Poi ci sono gli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale agli ordini del comandante Antonio de Vita secondo i quali, negli ultimi nove anni prima della morte di Salvatore, si sono verificati sette crolli di calcinacci, alcuni dei quali hanno anche ferito dei passanti. Episodi che hanno fatto scattare allarmi presto rientrati e che hanno avuto il tragico epilogo che vede oggi indagate 40 persone nelle indagini dei magistrati del pool guidato da Luigi Frunzio. L'accusa è quella di omicidio e crollo colposo. Nel registro figurano amministratori, proprietari di immobili e tre funzionari comunali.

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