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De Luca e Caldoro tra i 34 indagati dell’inchiesta della Corte dei Conti sulla Regione

La Corte dei Conti della Campania ha emesso inviti a dedurre per 34 persone nell’ambito degli accertamenti contabili sulla Commissione speciale di inchiesta sulle società partecipate della Regione; tra i destinatari figurano anche l’attuale presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e il suo predecessore, Stefano Caldoro. Il danno sarebbe di circa 300mila euro.
A cura di Nico Falco
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Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro
Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro

Ci sono anche l'attuale governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il suo predecessore ed oggi consigliere regionale, Stefano Caldoro, tra i 34 destinatari delle contestazioni formali emesse dalla Procura della Corte dei Conti della Campania nell'ambito delle indagini sulla Commissione speciale di inchiesta sulle società partecipate della Regione Campania. L'organismo avrebbe dovuto indagare sulla gestione delle società a partecipazione regionale, per individuare e ridurre gli sprechi. La costituzione della Commissione risale al 2015 e c'era stata una proroga per oltre due anni; per gli inquirenti è stata "illegittima e dannosa". L'inchiesta è nata in seguito a un esposto presentato dal Movimento 5 Stelle. Il danno quantificato dai magistrati contabili per le casse della Regione è di 311mila e 606 euro.

Caldoro era stato presidente della Regione Campania dal 2010 al 2015, come successore di Antonio Bassolino; nel 2015 si era presentato di nuovo, ma era stato eletto Vincenzo De Luca, che fino a pochi mesi prima era stato sindaco di Salerno.

L'esposto sulla proroga era stato depositato nel giugno 2017. Il M5S, aveva spiegato la consigliera regionale Maria Muscarà, aveva rilevato

"un danno erariale per le spese con denaro pubblico a copertura dei costi derivanti dalle illegittime proroghe della Commissione d'inchiesta, istituita in Consiglio regionale, sulle società partecipate, consorzi ed Enti strumentali dipendenti dalla Regione Campania". Con quell'organismo, aveva proseguito, "il Consiglio paga personale e le indennità a presidente, vicepresidente e segretario di una commissione illegittima che oltre alle discutibili attività svolte è stata prorogata più volte". Inoltre, era stato evidenziato che "ai sensi dello Statuto regionale una Commissione d’inchiesta può avere una durata massima di sei mesi ed essendosi istituita il 19 gennaio 2016, il 19 luglio la Commissione doveva concludersi e invece è stata approvata una prima proroga per ulteriori sei mesi nel corso della seduta consiliare del 26 luglio 2016 scaduta la quale è stata approvata una seconda proroga per ulteriori sei mesi nel corso della seduta consiliare del 29 dicembre 2016".

Con una successiva integrazione, inviata alla Corte dei Conti nel marzo 2018 (firmata dai consiglieri Maria Muscarà, Michele Cammarano, Valeria Ciarambino, Gennaro Saiello e Vincenzo Viglione), il M5S aveva rilevato che "la commissione, per effetto delle tre proroghe di sei mesi ciascuna e dell'ulteriore differimento di altri due mesi, opera ininterrottamente dal 19 gennaio 2016, ossia da più di due anni, senza che ancora si riesca a intravedere un termine certo di conclusione dei suoi lavori".

E, con la stessa comunicazione, aveva sollevato nuovamente "dubbi sulla sua legittimità", richiamando di nuovo le norme della Regione Campania, secondo cui "l'atto istitutivo della commissione determina l'oggetto dell'inchiesta, il termine per la sua conclusione, non superiore a sei mesi, e le altre norme necessarie al suo funzionamento".

Il Movimento aveva infine calcolato una stima dei costi sostenuti per la commissione, sommando le proiezioni su due anni dei dati dell'Ufficio di Presidenza e quelli dell'Ufficio di diretta collaborazione e supporto, indicando la spesa totale in circa 300mila euro.

I nomi dei consiglieri regionali invitati a dedurre dalla Corte dei Conti della Campania

I 34 destinatari degli inviti a dedurre della Corte dei Conti per gli accertamenti sulla Commissione speciale di inchiesta sulle società partecipate della Regione Campania sono:  Tommaso Amabile, Enza Amato, Flora Beneduce, Francesco Emilio Borrelli, Stefano Caldoro, Luca Cascone, Mario Casillo, Tommaso Casillo, Armando Cesaro, Maria Antonietta Ciaramella, Rosa D'Amelio, Vincenzo De Luca, Carmine De Pascale, Maria Grazia Di Scala, Aniello Fiore, Alberico Gambino, Stefano Graziano, Carlo Iannace, Alfonso Longobardi, Vincenzo Maraio, Antonio Marciano, Carmine Mocerino, Erasmo Mortaruolo, Gennaro Oliviero, Monica Paolino, Luciano Passariello, Francesco Picarone, Alfonso Piscitelli, Loredana Raia, Maria Ricchiuti, Ermanno Russo, Michele Schiano di Visconti, Raffaele Topo, Gianpiero Zinzi.

Le consigliere M5S: "Indagini partite da nostri esposti"

Valeria Ciarambino e Maria Muscarà, entrambe consigliere regionali del Movimento Cinque Stelle, firmano il comunicato dei Pentastellati in seguito alla diffusione della decisione della Corte dei Conti.

“Per due anni abbiamo denunciato puntualmente l’illegittimità delle proroghe concesse per i lavori, rivelatisi tra l’altro inconcludenti, della Commissione d’inchiesta sulle società partecipate della Regione Campania. Siamo curiosi di sapere quale sarà la posizione, di fronte ai magistrati contabili, del governatore De Luca, della presidente D’Amelio, di Caldoro, Marciano, Cesaro e del paladino della legalità Francesco Emilio Borrelli. Come Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale siamo stati gli unici a esprimere voto contrario alle richieste di proroga, richiamando il combinato Statuto e Regolamento che vieta le proroghe e anzi stabilisce, con l’articolo 44 comma 4, che i lavori non superino i 6 mesi. In questo caso sono state chieste e ottenute ben tre proroghe”.

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