De Luca incontra i genitori di Arianna, la “bambina di legno” paralizzata dopo una cura sbagliata
Il presidente Vincenzo De Luca ha invitato a Palazzo Santa Lucia i genitori di Arianna, la "bambina di legno", per "approfondire le questioni che sono emerse dopo l'appello lanciato, nel massimo rispetto delle parti e con spirito di piena collaborazione e solidarietà con la famiglia". L'incontro si terrà domani, sabato 11 luglio. La piccola, di Cava de' Tirreni (Salerno), era diventata tetraplegica dopo una cura all'ospedale Cardarelli di Napoli quando aveva appena tre mesi. Ieri i genitori, Matilde Memoli ed Eugenio Manzo, insieme ad Arianna e all'altro figlio, hanno manifestato sotto la Corte di Appello di Salerno, cominciando uno sciopero della fame: la prima sezione civile di quel tribunale avrebbe dovuto esprimersi, dal 25 giugno scorso, sulla richiesta di sospensiva del pagamento presentata dal Cardarelli, condannato in primo grado a versare un risarcimento di 3 milioni di euro.
I problemi per Arianna, che oggi ha 15 anni, sono cominciati quando aveva appena 3 mesi. Nata sana, era stata ricoverata per una bronchiolite e venne sedata per un farmaco per adulti. Divenne sorda, ipovedente e tetraplegica. Il 26 novembre scorso, 15 anni dopo, il Tribunale di Salerno ha riconosciuto l'errore medico e ha condannato il Cardarelli a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia per "imperizia o negligenza", ma l'ospedale ha presentato una richiesta di sospensiva del pagamento che sarebbe dovuto essere discussa il 25 giugno, con l'udienza di Appello.
Secondo il Cardarelli la bambina venne dimessa in perfette condizioni di salute e il danno neurologico venne diagnosticato soltanto 8 mesi dopo, a Pisa; versione che contrasta con quella che era stata fornita dal legale della famiglia, che aveva invece ribattuto che la diagnosi era stata fatta solo 4 giorni dopo le dimissioni, quando la bambina, che già presentava una anomala rigidità, era stata portata al Santobono invece che al Cardarelli per un controllo, e che la tetraplegia era stata confermata a Siena. I coniugi Manzo avevano lanciato un appello anche al presidente De Luca, sottolineando che le loro condizioni economiche, stremate da anni di cure costose, non permettevano più di accudire adeguatamente la ragazza.