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Detenuto con il cellulare nel carcere di Avellino: stava telefonando nella sua cella

Un detenuto del carcere di Avellino è stato beccato con un microcellulare, mentre stava telefonando all’interno della sua cella. La denuncia arriva dall’Osapp, sindacato di Polizia Penitenziaria: proprio gli agenti stanno cercando di arginare il fenomeno dell’introduzione di microtelefoni nella carceri, purtroppo molto diffuso.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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Stava comodamente parlando al telefono all'interno della sua cella: un detenuto del carcere di Avellino è stato sorpreso in possesso di un microcellulare, sempre più utilizzati, viste le loro dimensioni, per essere introdotti nelle carceri e consegnati ai detenuti. In questo caso, l'uomo è stato sorpreso dagli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio nella Casa Circondariale della città irpina. A denunciare l'accaduto è l'Osapp, sindacato di Polizia Penitenziaria, con il segretario regionale Vincenzo Palmieri e il dirigente nazionale Maurizio Russo: "Constatiamo che i penitenziari, in caso di specie quello di Avellino, sono diventate vere postazioni telefoniche che permettono alla criminalità la comunicazione con l’esterno".

Come detto, l'introduzione di microcellulari, ma anche di sostanze stupefacenti, all'interno delle carceri è un fenomeno diffuso al quale la Polizia Penitenziaria sta cercando di porre un freno. Ad inizio giugno, gli agenti hanno arrestato un uomo, familiare di un detenuto, che aveva cercato di portare all'interno del carcere napoletano di Poggioreale droga e cellulari per il suo congiunto. L'uomo è stato trovato in possesso di uno smartphone, 4 microcellulari, 5 sim card, 4 cavetti usb e 30 grammi di hashish: il tutto era nascosto sotto la suola delle scarpe, un espediente molto diffuso per introdurre sostanze illeciti e oggetti non consentiti in carcere.

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