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Disastro Pd Napoli: straperde e incorona De Magistris come anti Renzi

Una Valeria Valente quasi sollevata dalla sconfitta si ‘regala’ una passeggiata all’alba sul Lungomare. Storia di mesi difficili e disastrosi per il Partito Democratico a Napoli. E di una ostinata volontà, quella di Renzi, di sfidare De Magistris in una città che non conosce né capisce.
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Un deja vu del 2011? Ma magari. Almeno ci sarebbe la scusa della saturazione dei cittadini dopo vent'anni di governo cittadino di centrosinistra, ci sarebbe la scusa di un candidato piombato tra capo e collo e semi-sconosciuto ai più. E invece stavolta è tutto merito di chi ha diretto la sgangherata orchestra del Partito Democratico di Napoli, di chi da Roma l'ha supportata e perfino di chi – come Vincenzo De Luca – frettolosamente se ne lava le mani e prima che il gallo canti ha già rinnegato e fatto autocritica. Il disastro delle primarie del Pd 2016 è stato peggiore del disastro delle primarie Pd del 2011. Stavolta i Dem sono andati ostinatamente avanti, si sono ‘autoassolti' dopo lo scandalo (peraltro sollevato proprio dalle riprese di questo giornale fuori dai seggi). Antonio Bassolino è stato spinto da parte, Valeria Valente messa sul trespolo e esposta come facile bersaglio di chiunque in un partito lacerato dalle correnti e dai veleni.

Ci credeva così poco la Valente che non si è nemmeno dimessa da parlamentare per affrontare la sfida Napoli; oggi all'alba una cronista di Fanpage.it l'ha vista passeggiare col suo staff sul Lungomare Caracciolo con l'aria distesa, quasi sollevata da un peso abnorme. Schiacciata dal suo sponsor l'eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, che anche stavolta ha tenuto così strette le briglie da soffocare la ‘sua' candidata, detestata (politicamente) dal suo mentore Bassolino che nonostante le operazioni di facciata non le ha garantito nemmeno un voto, Valeria Valente se l'è giocata e alla fine il risultato non è stato nemmeno drammaticamente inferiore a quello del prefetto Mario Morcone 5 anni fa.

Il problema è un altro e investe direttamente Matteo Renzi. Nell'ostinazione nel voler venire a Napoli a ingaggiare un confronto su una città che non conosce e non capisce, Renzi si è imbattuto con un Luigi De Magistris che non è affatto raffinato politico ma che coi suoi ragionamenti arrembanti e di pancia ha pigiato sull'acceleratore del sentimento anti-Renzi caratterizzando la sua campagna su questo. E risultando clamorosamente vincitore. Oggi Renzi ha un nemico in più che si avvia a essere sindaco di Napoli per la seconda volta ma che soprattutto si avvia a essere l'anti-premier per eccellenza verso il 2018 ma forse anche prima verso il referendum costituzionale.

A Napoli in un modo o nell'altro una strana sinistra si è compattata e lo deve proprio allo sgangherato Pd partenopeo, incapace in 5 anni di una opposizione seria in Consiglio comunale (anche se gli uscenti sono stati tutti ricandidati) e perfino di mettere in piedi elezioni primarie degne di questo nome. Ora DeMa passa all'incasso. E al ballottaggio potrebbe consacrarsi una situazione che per Renzi potrebbe iniziare a diventare preoccupante.

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