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Don Merola sull’omicidio di Materdei: “Inutile militarizzare la città”

Don Luigi Merola, parroco anticamorra di Forcella, è intervenuto ai microfoni di “Uno Mattina Estate” per commentare l’agguato della scorsa settimana in vico delle Nocelle a Materdei. “Lo Stato non può venire tra questi vicoli soltanto quando c’è la mattanza, ma far sentire la sua presenza sempre”.
A cura di Ida Artiaco
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Strage di Camorra a Vico delle Nocelle
Strage di camorra a Vico delle Nocelle (Foto @Fanpage.it).

Napoli e l'opinione pubblica non hanno ancora dimenticato quanto accaduto la scorsa settimana in vico delle Nocelle, nel centralissimo quartiere di Materdei. In seguito ad un agguato di stampo camorristico sono state uccise due persone, Ciro Marfè, di 25 annni, e Salvatore Esposito, di 32. Una terza è rimasta ferita, ricoverata all'ospedale Pellegrini, ma pare non essere in pericolo di vita. Un attacco spietato, sferrato da un commando di 20 persone a bordo di 10 scooter in pieno giorno e in pieno centro storico. Hanno bloccato il traffico e fatto esplodere una raffica di colpi che non hanno lasciato scampo alle due vittime.

Si tratta, secondo le prime indiscrezioni, di una vera e propria faida tra giovani che vivono nel cuore della città partenopea per il controllo delle piazze dove si spaccia la droga, secondo una mappa in continua evoluzione. Dall'inizio dell'anno ad oggi sono stati ben 44 gli omicidi a Napoli, per un totale di 78 clan e oltre quattromila affiliati. A fare la parte del leone sono le cosiddette paranze, gruppi di bambini e adolescenti che cominciano a frequentare attivamente il mondo della criminalità organizzata sin da piccoli. Sulla questione è intervenuto anche, ai microfoni della trasmissione di Rai 1 "Uno Mattina Estate" Don Luigi Merola, parroco anticamorra simbolo della lotta per il riscatto sociale a Forcella nel periodo dell'omicidio della giovane Annalisa Durante, oggi animatore del centro "A voce dd'e criature".

Merola ha sottolineato come, per far tornare la situazione alla normalità, "non abbiamo bisogno di militarizzare la città, ma di educare i nostri ragazzi, con l’aiuto delle associazioni che ci sono sul territorio. Rischiano altrimenti di diventare manovalanza della camorra. Lo si fa soprattutto riportandoli a scuola, se è vero che il 28% dei giovani napoletani non sa né leggere né scrivere, come ha mostrato Save the Children in uno dei suoi ultimi rapporti". Scuola, dunque, ma anche investimenti nel mondo del lavoro. "Qualcuno deve venire e investire al Sud e nella nostra città – ha concluso -. Imprenditori sani. Serve educazione e cultura. Non dobbiamo essere lasciati soli. Lo Stato non può venire tra questi vicoli soltanto quando c’è la mattanza, ma far sentire la sua presenza sempre per dare speranza ai nostri ragazzi".

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